Camusso: Sull’istruzione nessuna regione deve andare per suo conto

Vorremmo una scuola pubblica nazionale e laica dove poter rimettere le radici del Paese. Quando si affacciano progetti come quello della Regione Lombardia, che pensa che al posto di incrementare l’obbligo scolastico si possa continuare a costruire un canale secondario per chi non può stare nella scuola, sembra si voglia tornare negli anni ’50“. Lo sostiene il segretario della Cgil Susanna Camusso a margine dell’incontro per le elezioni delle Rsu.

L’istruzione deve essere nazionale – continua Camusso – perché ogni regione non può andare per i fatti suoi a costruire discriminazione“. Camusso ricorda come “quello che ha cambiato il Paese nel boom economico non è stato solo il lavoro ma il fatto che l’istruzione da diritto di pochi sia diventata diritto obbligatorio e collettivo“.

Camusso si rivolge al ministro dell’Istruzione: “Che nesso c’è tra l’idea di fondare sulla conoscenza il futuro e il troppo silenzio anche sui temi del lavoro e della precarietà nell’istruzione? Ad un Paese che ci chiede di lavorare fino a 70 anni bisogna intanto dire che allora non si va a lavorare a 15 anni, che bisogna andarci formati, in grado di affrontare quel lavoro e in grado di poter scegliere il lavoro“. La scommessa dell’istruzione, conclude Camusso, deve essere quella di “mantenere i cervelli dentro il paese e non pensare al lavoro come un sostituto dell’istruzione: dall’istruzione vengono le idee e la ricchezza e la possibilità di ridisegnare che cos’è il lavoro“.