Calo nascite, Valditara: ‘Fra 10 anni oltre un milione di studenti in meno. Utilizzare le risorse dei docenti in eccesso per migliorare la formazione dei ragazzi’

Tra 10 anni, dagli odierni 7,4 milioni di studenti, dato 2021, nell’anno scolastico 2033/34 si scenderà a poco più di 6 milioni, a ondate di 110/120mila ragazzi in meno ogni anno. Se a ciò aggiungiamo il fenomeno cosiddetto della fuga dei cervelli, risulta purtroppo piuttosto credibile che se l’andamento demografico rimanesse quello attuale, fra 30 anni saremo 5 milioni in meno e fra questi avremo perso 2 milioni di giovani”. A disegnare il triste quadro prospettato dal calo nascite, come fatto anche da Tuttoscuola nei giorni scorsi, è stato il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, intervenuto con un videomessaggio agli Stati Generali della Natalità.

Fin dall’inizio del terzo millennio l’Italia si è trovata ad affrontare un consistente calo della natalità, negli ultimi anni ulteriormente aggravatosi – ha contestualizzato il ministro -. L’incremento della popolazione anziana determinerà una costante diminuzione del numero di lavoratori attivi in grado di garantire l’equilibrio dell’economia del Paese e di mantenere costante il livello del Pil andando così a minacciare la sostenibilità del debito pubblico. L’Italia, tra i Paesi maggiormente sviluppati, ha avuto negli ultimi 50 anni un invecchiamento tra i più rapidi. Il nostro Paese rischia di non riuscire più a garantire una serie fondamentale di servizi ai propri cittadini anziani. Al tempo stesso compromettendo le prospettive di sviluppo sociale e culturale per le giovani generazioni. Da qualche tempo la demografia nazionale ci ha abituato a continui record negativi. Per fare un esempio il 2021 è stato il primo anno della nostra storia con meno di 400mila nascite, mentre da 7 anni siamo sotto la soglia delle 500mila. Questo calo ha subito un’accelerazione dal 2009, dopo che tra la metà degli anni ’80 e gli anni ’90 del secolo scorso si era parzialmente fermato. Tra il 1995 e il 2009 le nascite avevano addirittura ripreso a salire”.

Valditara passa quindi all’impatto che il futuro demografico avrà sulla scuola e sull’istruzione per il prossimo decennio. “Il quadro è effettivamente allarmante – spiega -. Fra 10 anni, dagli odierni 7,4 milioni di studenti, dato 2021, nell’anno scolastico 2033/34 si scenderà a poco più di 6 milioni, a ondate di 110/120mila ragazzi in meno ogni anno. Se a ciò aggiungiamo il fenomeno cosiddetto della fuga dei cervelli, risulta purtroppo piuttosto credibile che se l’andamento demografico rimanesse quello attuale, fra 30 anni saremo 5 milioni in meno e fra questi avremo perso 2 milioni di giovani. Di conseguenza, l’organico docente, che è una variabile dipendente degli studenti, rischierebbe di passare dalle attuali oltre 684mila cattedre a circa 558mila nel 2033/34. Con una riduzione di 10/12mila posti di lavoro ogni anno, ma dobbiamo dare risposte su questo tema. In particolare, la stima dell’impatto demografico sulla scuola per il prossimo anno scolastico 2023/24 è di 130mila studenti in meno. Un fattore ancora più preoccupante è che questo è il dato più recente di calo progressivo degli ultimi anni.  L’effetto dell’andamento demografico nei prossimi 10 anni si sentirà di più nella Scuola secondaria di secondo grado, dove potremmo perdere circa 500mila studenti; nella Scuola secondaria di primo grado il calo sarà di quasi 300mila alunni; nella Scuola primaria di circa 400mila scolari; nella Scuola dell’infanzia, se si mantiene questa tendenza, il calo previsto è di oltre 156mila bambini”.

“E tuttavia questa situazione dovrà condurre a nuovi criteri di formazione delle classi, dovrà condurre ad una revisione dei criteri di formazione degli organici. Non si tratta di ragionare soltanto su un mero salvataggio delle cattedre a rischio, ma si tratta di proporre vedute più ampie e lungimiranti che il mio dicastero ha particolarmente a cuore e che vanno all’insegna della lotta alla dispersione scolastica, all’insegna di una sempre maggiore efficacia della formazione. Questa è la vera sfida che ci attende per proseguire sempre di più verso la personalizzazione della formazione – conclude Valditara – . Dobbiamo cioè realizzare una riforma che ci consenta di utilizzare le risorse dei docenti che andranno in eccesso per migliorare la formazione dei nostri ragazzi all’insegna, ripeto, della personalizzazione dell’educazione.  Ed è proprio mettendo al centro la persona e proprio ridando valore alla persona che noi traiamo la linfa per riaffermare la cultura della vita”.

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