Bussetti a Tuttoscuola: ‘Si cambia con l’ascolto’

L’intervista integrale al ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, sul numero di settembre di Tuttoscuola

È troppo presto per giudicare le politiche formative del Governo. È ragionevole però chiedere la narrazione delle decisioni in cantiere e dello sforzo che il Governo intende compiere per rispondere alle aspettative di cambiamento e di progresso. La politica è chiamata a fare il suo dovere che è discutere del futuro e domandarsi se ci sono altre opzioni oltre a quelle già in campo. Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che non intende ridiscutere tutti gli aspetti della “Buona Scuola”, semmai migliorarli, ha cominciato a giocare la partita lavorando “per aumentare la conoscenza dei problemi. Conoscerli è il primo passo per risolverli”. La questione centrale è far ribattere il cuore di una scuola in arresto cardiaco, attraverso un cambiamento di visione e il un coinvolgimento di un gran numero di persone, motivandole e ispirandole. Ne abbiamo parlato proprio con lui in un’intervista firmata da Alfonso Rubinacci e  pubblicata sul numero di settembre di Tuttoscuola.

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La nomina a Ministro come ha cambiato la vita?

«Ho assunto questo incarico con grande responsabilità. Il mio percorso professionale è tutto legato al mondo dell’istruzione. E questo, certamente, è di aiuto: conosco bene le criticità di questo settore, come anche le buone pratiche che ci sono e che vanno valorizzate. Per questo sto lavorando con pragmatismo coinvolgendo tutte le componenti del mondo della scuola, dell’università e della ricerca. Perché è con l’ascolto e con la cura delle relazioni che si cambia in meglio un sistema. Abbiamo cominciato a farlo, ad esempio, con l’inclusione: ho già convocato due volte l’Osservatorio competente fra giugno e luglio per trovare insieme a esperti e Associazioni le migliori soluzioni per le ragazze e per i ragazzi con bisogni educativi speciali. Le mie giornate sono diventate più intense, ma anche per questo più ricche».

Quali delle sue esperienze precedenti le sarà più utile in un incarico che è sempre stato tra i più complessi?

«Guidare l’Ufficio territoriale di Milano è stato un incarico molto formativo. È una città dai grandi numeri e con una realtà scolastica complessa e variegata. È stata un’ottima palestra».

 Quali sono le priorità del nuovo programma per la scuola?

«Edilizia scolastica, governance, inclusione e diritto allo studio, innovazione metodologico-didattica. Metterei questi temi in cima alla lista. Ho già detto e confermo che alla scuola non servono continui mutamenti. Il sistema di istruzione ha bisogno di un clima di collaborazione e di fiducia. Questo però non vuol dire che non ci saranno novità o cambiamenti. Lavoreremo analizzando, approfondendo, confrontandoci con tutti gli attori in campo. Ma poi prenderemo anche delle decisioni che metteranno al centro i veri protagonisti del sistema scolastico: i nostri ragazzi».

Al di là delle urgenze con quali criteri sceglierete gli interventi?

«Valuterò di volta in volta gli aspetti da migliorare e potenziare e quelli da correggere. Ci saranno commissioni e gruppi di lavoro. Rimetteremo in moto la macchina del Ministero che, anche a causa dell’ultima riforma, è sfibrata e forse un po’ delusa: ai molti sforzi non sono seguiti risultati sempre incoraggianti, la scuola non ha accolto bene il cambiamento perché lo ha subito, non ne è stata protagonista».

Come considera l’innovazione tecnologica? Lei è ottimista rispetto al futuro?

«La tecnologia non deve essere avvertita come un pericolo, né come un nemico da fronteggiare. L’innovazione tecnologica può fare bene alla scuola. Ma dobbiamo promuovere un uso consapevole dei nuovi media. E farne un elemento anche centrale dell’innovazione didattica. Che è la vera sfida dei prossimi anni. Insieme alla formazione, di qualità e vera, degli insegnanti. Sono ottimista rispetto al futuro perché il futuro sono i nostri studenti. Chi vive la scuola sa quante potenzialità hanno».

Con il ministro Bussetti abbiamo anche parlato del rapporto scuola – famiglia, di come valorizzare la figura dell’insegnante restituendogli quell’autorevolezza che sta perdendo e degli stipendi sempre troppo bassi per chi decide di intraprendere il mestiere di docente. L’intervista completa al ministro dell’Istruzione è sul numero di settembre di Tuttoscuola.

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