Bonanni/1. Un fumogeno fa solo fumo?

La scorsa settimana si è assistito a Torino, e per di più nell’ambito della festa del Partito democratico, ad un episodio – la dura contestazione nei confronti del segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni – che ha ricordato ai meno giovani un analogo caso di contestazione dura nei confronti di un sindacalista, quella subita dall’allora segretario generale della Cgil Luciano Lama all’università di Roma nel 1977.

In entrambi i casi ai sindacalisti è stato impedito di parlare malgrado la presenza di robusti servizi d’ordine, e in entrambi i casi ciò è avvenuto per iniziativa di minoranze di relativamente modesta consistenza, ma molto determinate e aggressive. Nel caso di Bonanni la contestazione verbale è stata accompagnata dal lancio di un fumogeno, che lo ha colpito di striscio.

Ora, sarà anche vero che “un fumogeno non ha mai ucciso nessuno“, come sostengono (rischiando peraltro di essere contraddetti da episodi di cronaca) i promotori della protesta – i giovani del centro sociale Askatasuna, solidali con la lanciatrice del medesimo, Rubina Affronte – ma è preoccupante soprattutto il fatto che da alcuni non si voglia riconoscere che il ricorso alla violenza fisica è sempre e comunque da condannare. E’ esattamente quanto accadde dopo la vicenda del 1977. Anche allora ad essere colpito fu un esponente del sindacalismo di segno riformista, proprio per questo doppiamente inviso ai sedicenti ‘rivoluzionari’, la cui pericolosità fu chiaramente sottovalutata, come si riconobbe a posteriori. Sarebbe grave che a distanza di 33 anni la storia si ripetesse.