Scuola e disabilità: trattiamo questo tema in ‘scienza’ e ‘coscienza’

Ci sono temi a proposito dei quali si può parlare solo in scienza e coscienza. Oserei dire che riguardo a tutti i temi si può parlare solo in scienza e coscienza. Ma alcuni ancora di più. Scienza e coscienza si traducono in esperienza sul campo, studio, riflessione sui dati, rispetto per le persone coinvolte. Ovviamente il tema della disabilità legato alla scuola è proprio uno dei fronti che vanno trattati in scienza e coscienza. Coscienza soprattutto perché si ha a che fare con studenti in condizione di fragilità, genitori alle prese con queste fragilità e quindi da sostenere, lavoro serio dei docenti, di sostegno e non solo.

Il cammino percorso negli ultimi quarant’anni non può essere cancellato. L’introduzione del docente di sostegno è stata una scelta strategica, soprattutto per il fatto che, contrariamente a quanto comunemente si pensa, il docente di sostegno è assegnato alla classe, non al singolo alunno con disabilità. Ciò implica il fatto che, facendo pleno iure parte integrante del Consiglio di Classe, il docente di sostegno è legittimamente coinvolto nella progettazione didattica della classe secondo le modalità, i contenuti, le tempistiche discusse e deliberate in sede di riunione del Consiglio. Poiché ogni classe, a prescindere dalla presenza o meno di un alunno con disabilità, è formata da studenti con caratteristiche diverse a livello caratteriale, intellettuale, psicologico e, quindi, ogni classe è una comunità di diseguali, a maggior ragione in una classe in cui è inserito il docente di sostegno si dovranno necessariamente prevedere attività che tengano conto delle varie diversità, anche ricorrendo a metodologie quali il cooperative learning, con il diretto coinvolgimento di tutti gli studenti. E’ cosa difficile? Certamente sì. C’è poco da dire. A questo, però, è chiamato il docente, cui va davvero il merito di un impegno che si traduce in abnegazione. Ed è per questo che occorre pensare ad una retribuzione che tenga conto dell’impegno dei docenti. Oltre che, ovviamente, alla loro formazione sul campo.

Due dati che possono aiutare a comprendere di cosa stiamo parlando: dei 7 milioni di studenti della scuola statale, 311 mila hanno una disabilità, parimenti dei 770 mila alunni della scuola paritaria 18 mila sono disabili. In virtù di queste cifre si comprendono sul fronte della disabilità i tanti provvedimenti che i singoli governi, soprattutto negli ultimi anni hanno voluto adottare per garantire un apprendimento di qualità: un cammino intrapreso da ministri di varia estrazione politica, come Giannini, Fedeli e Bianchi. E il percorso è continuato con il ministro Valditara: oltre 13.000 docenti di sostegno sono stati assunti a settembre scorso e altre significative assunzioni sono in programma per i prossimi anni. Inoltre va ricordato che una parte importante delle risorse del PNRR per l’edilizia sono state destinate alla riqualificazione delle scuole per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Come non ricordare, poi, l’obbligo per i docenti di sostegno assunti in ruolo di rimanere per tre anni sulla cattedra, così da garantire a studenti e famiglie la fondamentale dimensione della continuità didattica, conditio sine qua non per un apprendimento di qualità. Le famiglie, inoltre, possono chiedere che anche i docenti precari di sostegno rimangano per tre anni a seguire lo studente con disabilità per garantire la continuità sul sostegno. Sono stati destinati 25 milioni di euro per l’utilizzo della intelligenza artificiale a supporto degli studenti con disabilità e 70 milioni di euro andranno alle scuole pubbliche paritarie per trasporto degli alunni con disabilità.

La scuola è un settore nevralgico del sistema Italia per le importanti ricadute che essa ha in tutti i settori della vita civile ed economica del Paese. Ci si aspetta, pertanto, grande serietà e grande equilibrio, grandi passi in avanti, non un anacronistico rimpianto di dinamiche che appartengono fortunatamente al passato: la realtà della scuola italiana di oggi, poiché si tratta della realtà della società occidentale, prevede che in una stessa classe ci siano studenti appartenenti a nazioni, culture, religioni e tradizioni diverse, disabili compresi. Indietro non si torna. Occorre, sulla scuola, un appoggio politico trasversale sulle scelte strategiche, perché la formazione dei cittadini non può essere lasciata preda di una forza politica piuttosto che di un’altra. E poi, è bene che sulla scuola, come in tutti i campi, parlino solamente gli esperti. In scienza e coscienza.

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