Blocco quinquennale: è la continuità la ragione del contendere

Da circa 15 anni è in atto un braccio di ferro tra norme legislative e norme contrattuali sulla permanenza in sede degli insegnanti in nome, più o meno esplicitato, della continuità didattica.

Il primo timido passo venne compiuto dalla riforma Moratti con il decreto legislativo 54/2004, ma pochi anni dopo i sindacati ne ottennero la disapplicazione (un potere oggi cancellato).

Successivamente vi furono altri provvedimenti legislativi e altri correttivi contrattuali, fino ad arrivare all’emendamento presentato in Senato in sede di conversione in legge del DL ‘semplificazioni’, in base al quale all’art.10 verrebbe aggiunto il c.2-octies: “Il vincolo di cui all’articolo 13, comma 3, terzo periodo, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, come modificato dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145, si applica al personale docente ed educativo di ogni ordine e grado di istruzione, qualunque sia la procedura utilizzata per il reclutamento”.

Un blocco quinquennale esiste già e riguarda i docenti di sostegno che, per almeno cinque anni sono obbligati a rimanere all’interno del settore, mantenendo, tuttavia, il diritto alla mobilità da una scuola ad un’altra (bypassando quindi la continuità didattica). L’emendamento li costringerebbe a rimanere in servizio nella stessa scuola.

I sindacati si dichiarano sensibili al diritto degli alunni alla continuità didattica, al contempo però difendono l’interesse (non il diritto) dei docenti in cerca di una sede più comoda.

Gilda si spinge oltre, addossando una delle cause della mancata continuità didattica ai dirigenti scolastici: “La continuità didattica è sicuramente un principio da salvaguardare, ma riteniamo che non sia questa la strada da seguire per raggiungerla. A tale proposito è bene sottolineare che spesso a minare la continuità didattica sono i dirigenti scolastici che all’inizio dell’anno assegnano le classi a insegnanti diversi da quelli dell’anno precedente. Si tratta di una pratica purtroppo molto diffusa che conosce molto bene chi a scuola lavora ogni giorno”.          

Di discorsi se ne possono fare tanti. Quello che è ineludibile è se l’interesse degli alunni debba o no essere posto al centro e quindi prevalere su altri, peraltro legittimi.