Bertagna e MIUR: irriducibile differenza (di veduta)

In un articolo che sarà pubblicato nel prossimo numero di Tuttoscuola, il prof. Bertagna sollecita una riflessione su alcuni dati che toccano il dibattito sulla pari, o impari per come si sta delineando, dignità tra sistema liceale e secondo canale.
Il debito pubblico italiano era il 62% del Pil nel 1980. Oggi, è al 104,8%. Nel decennio 1990-2000, l’Italia ha annullato un vantaggio di 28 anni rispetto alla media dei Paesi Ocse, dopo il grande balzo del periodo 1950-1970. Da quando il tema della globalizzazione è entrato nell’orecchio del grande pubblico, la competitività italiana è calata del 10%. I nostri brevetti sono circa 700 all’anno: gli Usa ne depositano oltre 100.000. In queste condizioni, osserva l’autore, “il dibattito sul potenziamento del settore educativo che appare sempre più decisivo ai fini non solo della crescita delle personalità dei giovani, ma anche dello sviluppo del paese, cioè del sistema di istruzione e formazione professionale di natura secondaria (14-18 anni) e superiore (18-23 anni), sembra paradossalmente passare in secondo ordine rispetto al dibattito sul potenziamento dell’istruzione liceale (14-19 anni) e universitaria (19-24 anni)“.
Sembra inoltre proseguire, continua Bertagna, come se nulla fosse accaduto, la tendenza iniziata col fascismo nel 1927 che “ha portato a ‘licealizzare’ e a ‘universitarizzare’ l’istruzione tecnica e professionale secondaria e superiore, invece che ad innalzarla, con le sue specificità, alla qualità e al prestigio tradizionalmente goduto dall’istruzione liceale e universitaria“. Come è avvenuto nei paesi più avanzati.