Bertagna addio. Il ddl Moratti salva ben poco del lavoro della Commissione

Rispetto alle molte novità contenute nel progetto elaborato dalla commissione Bertagna, la legge di delega varata dal governo si presenta con caratteristiche di assai maggiore continuità con l’assetto tradizionale del nostro sistema scolastico. Gli accordi politici all’interno della maggioranza che hanno appianato le iniziali perplessità sulla prima proposta del ministro Moratti hanno infatti corretto in modo sostanziale il modello messo a punto dalla commissione: tornano la scuola elementare di cinque anni e quella media di tre, e non scandite in quattro bienni, come proposto da Bertagna, bensì con una scansione 1+2+2 per l’elementare e 2+1 per la media.
Anche i licei, dei quali era stata proposta dalla commissione di esperti la quadriennalizzazione, tornano ai tradizionali cinque anni, e la scansione interna 2+2+1 sarà resa compatibile con la prosecuzione delle discipline caratterizzanti anche nel quinto anno.
Un’altra questione importante: l’art.2 punto g) prevede che i licei economico, tecnologico e artistico “si articolano in indirizzi”. In una precedente versione si diceva “in un limitato numero di indirizzi”. Questa formulazione, che non pone limiti, lascia pensare che gran parte degli attuali istituti tecnici si apprestino a rientrare nell’alveo del canale liceale, con sollievo di molti di coloro che ci lavorano.
Dove sta allora la novità della scuola della Moratti? Almeno sulla carta, la principale novità sta nell’aver ripensato su basi strategiche e sistemiche l’intero sistema dell’offerta di istruzione e formazione del nostro Paese dai 3 anni (anzi 2 e mezzo) fino ai 21 anni, e nell’aver così posto termine alla storica divaricazione dei percorsi formativi tra sistema scolastico (con la sua gerarchia interna: in testa il liceo classico, in coda gli istituti professionali) e sistema della formazione professionale: quella regionale e quella legata ad altri percorsi di vita e di lavoro, come l’apprendistato.