
Beni demaniali e istruzione: le prime sfide di federalismo
Maggiore cautela ha manifestato la Conferenza delle Regioni sulle questioni connesse al federalismo demaniale che riguarda 10 mila terreni, 9127 fabbricati, 69 laghi naturali, 50050 chilometri di spiaggia, miniere e piccoli aeroporti. Il decreto legislativo del Governo, ora all’esame della Commissione parlamentare bicamerale, è stato al centro di due confronti politici. Il primo, tra i ministri Fitto e Calderoli e l’Ufficio di presidenza della Conferenza delle Regioni, ha messo in evidenza la necessità di procedere ad un ulteriore approfondimento della materia per prevenire conflitti istituzionali. Gli esiti dell’incontro sono stati, successivamente, oggetto di confronto in sede di Conferenza Unificata dove si è registrato un clima positivo di attesa e di auspicio che la situazione evolva con celerità verso la definizione del decreto attuativo del federalismo demaniale.
La partita del federalismo demaniale può rappresentare una prospettiva interessante anche sul versante del federalismo scolastico, che con l’Accordo Quadro già condiviso da tutti i soggetti istituzionali coinvolti in sede tecnica presso la sede della Conferenza Unificata può avviare una fase di costruzione della nuova impalcatura del sistema educativo. L’Accordo, una volta approvato formalmente dalla Conferenza Unificata, pone le basi per aprire, dopo 9 anni dall’entrata in vigore, lo scenario di attuazione del Titolo V in materia d’istruzione.
I problemi da risolvere sono tanti e rilevanti e per non mettere in discussione il progetto di riorganizzazione degli assetti di competenza di ciascuno dei soggetti costitutivi della Repubblica, occorre evitare l’errore di evocare solo le possibili implicazioni negative.
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