Attuazione Titolo V/1: la Lombardia prova a forzare la situazione

L’articolo 8 del disegno di legge “Misure di crescita per lo sviluppo economico e l’occupazione”, approvato dalla Giunta Regionale lombarda, riconosce alle istituzioni scolastiche la funzione di “organizzare”, a decorrere dall’anno scolastico 2012/2013, concorsi per il reclutamento del personale docente necessario a svolgere le attività annuali, secondi criteri stabiliti dalla giunta Regionale, previa intesa con il Governo. Il fatto ha acceso un dibattito vivace perché solleva problemi più generali nel quadro dei rapporti Stato-Regioni in materia d’istruzione e formazione.

Le nette prese di posizioni delle organizzazioni sindacali, sorprese per l’iniziativa, hanno trovato un terreno fertile in quanto lo scenario operativo delineato dalla legge regionale non è dei più limpidi per i tanti, troppi dubbi aperti che sarà utile chiarire il prima possibile andando più nel dettaglio rispetto alle indicazioni del testo.

E’ evidente l’intenzione della Regione Lombardia di voler comunque procedere in un solitario processo di attuazione parziale della riforma del Titolo V perché gli inadempimenti ormai più che decennali del Miur hanno disatteso le motivazioni più volte manifestate da tutte le Regioni, di adozione da parte dello Stato dei provvedimenti di completamento del trasferimento sia delle competenze loro attribuite dal D.Lgs 112/98, sia di quelle ulteriori risultanti dal Titolo V, parte seconda della Costituzione.

Il ministro Profumo durante il recente question time alla Camera ha sottolineato che “… nell’ambito della Conferenza Stato- Regioni …. saranno ricercate soluzioni condivise, ivi inclusa la possibilità di avviare progetti sperimentali sul reclutamento …. ferma restando la competenza esclusiva dello Stato a dettare la disciplina della materia”.

Sulla vicenda ogni giudizio è legittimo sul piano politico ma l’analisi dei fatti e dei comportamenti che hanno caratterizzato l’interlocuzione Stato-Regioni documenta che fin dal 14 dicembre 2006 la Conferenza delle Regioni e delle province autonome all’unanimità ha assunto concrete iniziative per la definizione di regole che avrebbero consentito al Miur e alle Regioni di assumere condivise decisioni di sistema per il settore istruzione. Questa esigenza non ha trovato risposta per l’immobilismo bloccante del Miur.