Atleta e Studente: un workshop a OrientaTalenti per costruire il futuro tra sport e formazione
Organizzato dal MUR – Ministero dell’Università e della Ricerca
Nella giornata del 7 novembre scorso, ad OrientaTalenti, si è tenuto un incontro di grande rilievo dal titolo “Atleta e Studente: costruire il futuro tra sport e formazione”, organizzato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). Il workshop ha rappresentato un momento di confronto aperto tra mondo scolastico, sportivo e istituzionale, con l’obiettivo di riflettere sulle sfide che affrontano quotidianamente gli studenti-atleti, chiamati a conciliare l’impegno nello studio con la passione e la dedizione verso la propria disciplina sportiva.
L’iniziativa nasce dall’esigenza, sempre più sentita, di costruire un ponte tra istruzione e sport, due ambiti che spesso vengono percepiti come distanti ma che, al contrario, possono e devono sostenersi a vicenda. I relatori hanno messo in evidenza come il sistema scolastico italiano sia ancora troppo rigido nel riconoscere il valore formativo dello sport e come sia necessario creare percorsi più flessibili e inclusivi che permettano ai giovani talenti di continuare a studiare senza dover rinunciare ai propri sogni sportivi.
Tra i momenti più attesi dell’incontro, la testimonianza di Greta De Salvia, giovane amazzone torinese e promessa dell’equitazione italiana, che il MUR ha scelto come modello e testimonial del progetto. Greta ha raccontato la sua esperienza con parole sincere e appassionate, condividendo il suo percorso iniziato a soli sette anni, quando salì per la prima volta in sella. Da allora l’equitazione è diventata per lei molto più di uno sport: è una scuola di vita che le ha insegnato disciplina, rispetto, sacrificio e ascolto — valori che, come ha spiegato, “servono tanto in campo quanto nella vita di tutti i giorni”. Il suo sogno più grande è quello di rappresentare l’Italia alle Olimpiadi di Los Angeles 2026, un traguardo che affronta con determinazione e spirito di sacrificio: “Essere studentessa e atleta non è facile, ma la passione che mi guida ogni giorno mi fa capire che ogni fatica ha un senso, perché mi avvicina a ciò che amo davvero”.
Durante il workshop sono intervenuti anche Nino Tudaci, esperto di innovazione sportiva, e Giovanni Barbara, giurista e fondatore della piattaforma BeGreat, entrambi impegnati nel promuovere una visione moderna e tecnologica dello sport. Tudaci ha illustrato un progetto pionieristico sugli e-sports e la realtà virtuale, volto ad avvicinare i ragazzi allo sport in modo innovativo, attraverso simulazioni interattive e attività fisiche integrate alla tecnologia. Barbara, invece, ha posto l’accento sulla necessità di sostenere concretamente gli atleti emergenti, ricordando che “il talento non deve mai essere ostacolato da barriere economiche o burocratiche, ma sostenuto da istituzioni, scuole e società”.
L’incontro si è concluso con un messaggio forte e condiviso: essere studenti e atleti è possibile, a patto che le istituzioni credano davvero nel valore formativo dello sport e che la società impari a riconoscere nei giovani sportivi non solo dei potenziali campioni, ma cittadini completi, determinati e pronti a costruire il proprio futuro con impegno e passione.
Abbiamo intervistato Greta Salvia, 17enne atleta di equitazione, precisamente di salto ostacoli, al quinto anno del liceo scientifico Cambridge al Convitto Umberto I di Torino.
Che piani hai per il prossimo futuro, oltre l’equitazione?
“In primavera ho fatto il test di ammissione alla Luiss di Roma e dall’anno prossimo inizierò l’università beneficiando del programma Studente Atleta, che consente agli studenti atleti di alto livello di conciliare gli impegni sportivi agonistici di rilievo nazionale e internazionale con la carriera universitaria”.
Cosa studierai?
“Un corso di economia in lingua inglese”.
Quando ti alleni?
“Fino alle 17 sono impegnata a scuola con le lezioni, ma avendo il patto per gli studenti atleti a volte esco prima, alle 14.30 e mi alleno dalle 15 alle 20, alternando maneggio e palestra. Poi torno a casa e studio”.
Parlaci della tua passione: come nasce e a cosa aspiri?
“Monto a cavallo dall’età di 7 anni e ho iniziato da subito la disciplina di salto ostacoli. Ovviamente il mio obiettivo sono le prossime Olimpiadi, che diciamo è il sogno un po’ di tutti gli atleti. E poi a rappresentare l’Italia, il mio Paese, con orgoglio e portando i valori dello sport in giro per il mondo. Sono anche testimonial di Be Great, quindi diciamo che uno dei miei sogni, oltre alla mia carriera, è quello di aiutare ad emergere giovani che condividono i miei valori e abbiano talento e passione per la loro disciplina”.
In che modo lo sport aiuta secondo te a sviluppare soft skills spendibili anche per il mondo del lavoro?
“Essendo ancora una studentessa, posso dire anche in base alla mia esperienza che lo sport ti impone di gestire il tempo: da bambina facevo anche più sport insieme, e quindi mi sono abituata presto all’esigenza di dover conciliare lo studio con la mia disciplina. Lo sport non mi toglieva tempo, mi aiutava ad essere più organizzata, ha accelerato la mia maturità, mi ha fornito strumenti utili per la vita di tutti i giorni”.
Basta secondo te avere talento?
“Assolutamente no, il talento è il punto di partenza, poi serve la costanza, la disciplina, lo spirito di sacrificio, che poi in realtà sono delle scelte che uno sportivo fa, perché soprattutto se è appassionato non si tratta di sacrifici, ma di scelte consapevoli; quindi credo che assolutamente il talento non basti, ma vada coltivato con il sacrificio e sicuramente nello sport, ma come in tutti gli altri campi, oltre a noi c’è bisogno di un team supporto, una squadra con cui progredire, perché da soli non si va da nessuna parte. Io sono molto fortunata ad avere il team di Be Great che mi sostiene quotidianamente in quello che faccio”.
E per chi ha talento ma non ha mezzi o possibilità economiche per allenarsi, come fa a coltivare la sua passione?
“Con Be Great ci stiamo occupando proprio di questo, perché vale per tutti gli sport, o in tutti gli altri campi, anche al di fuori dello sport ovviamente, però soprattutto in sport come l’equitazione o il tennis, c’è bisogno anche di un supporto economico. La finalità del progetto è quella di rendere raggiungibile il sogno degli atleti e dei talenti che hanno la passione, qualità e valori ma a cui mancano gli strumenti di cui uno sportivo ad alti livelli necessita e che la famiglia può avere difficoltà a fornire: nutrizionista, mental coach, comunicazione e cura dell’immagine. Perché non si tratta solo di un problema economico, spesso una famiglia quando si trova davanti un atleta non sa di cosa ha bisogno oppure ci arriva troppo tardi”.
Come è nato il progetto Be Great?
“È nato da una mia idea: un giorno mi sono chiesta, c’è in Italia, o anche fuori, un’organizzazione, una società che supporta gratuitamente i giovani atleti. Ci siamo guardati un po’ intorno, però non abbiamo trovato nessuna realtà che effettivamente facesse questo senza scopi di lucro. E quindi abbiamo pensato di aprirla, di attivarci noi. Sono stata aiutata nella realizzazione di questo progetto da diverse figure che ora fanno parte di Be Great”.
Quali sono i valori in cui credi?
“I valori che sento più miei sono sicuramente la determinazione, lo spirito di sacrificio, la dedizione, la passione per l’animale, il cavallo. E la gratitudine verso le persone che mi hanno sempre aiutato e sono sempre state al mio fianco”.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Partecipare alle prossime Olimpiadi e rappresentare l’Italia al meglio”.
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