Assunzioni ‘taroccate’: servono soluzioni radicali

Con un centinaio di rinvii a giudizio e quattro patteggiamenti si è conclusa la prima fase dell’inchiesta condotta dalla Procura di Roma riguardante l’assunzione di personale ATA in una quarantina di scuole romane. Personale che era stato assunto sulla base della posizione occupata nelle graduatorie, ma che aveva raggiunto tale posizione solo grazie alla presentazione di documenti falsi, preceduti – presumibilmente – da autocertificazioni altrettanto fasulle.

La vicenda era nota da tempo, e riguarda un arco di tempo di una decina d’anni, tra il 1991 e il 2002, quando il CSA di Roma, dopo una serie di segnalazioni, aveva deciso di rivolgersi alla magistratura. Si è così scoperto che molti titoli di studio e attestati di servizio erano stati falsificati, ma che chi li aveva presentati era stato poi nominato, a scapito di chi aveva agito correttamente.

Non sappiamo quanto il fenomeno sia diffuso, anche se abbiamo ragione di ritenere che esso non sia limitato alla provincia di Roma, come non sappiamo se e quanto le autocertificazioni influiscano, per esempio, sulle graduatorie di istituto per le supplenze, e se i controlli sulla documentazione siano stati sempre e ovunque rigorosi.

Ciò che sappiamo è che fin che durerà l’attuale rigido meccanismo delle graduatorie (vale anche per i docenti) le scuole dovranno accontentarsi di ciò che passa il convento degli USR e dei CSA, senza alcuna possibilità di valutare e scegliere il personale. E se il personale è “taroccato” al danno si aggiunge la beffa.