Assegnazione degli organici, soddisfazione della Regione Veneto

Se le Regioni del sud, in base alle bozze della circolare sugli organici, accusano una pesante riduzione delle cattedre disponibili, così non è per il Veneto.

Sono di ieri le dichiarazioni di Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro del Veneto, che esprime, nonostante le necessità condivise di risparmio nella pubblica amministrazione, soddisfazione per le dotazioni di organico assegnate dal Ministero.

L’assessore ha spiegato di aver “quantificato la necessità di non scendere sotto una certa soglia e di vedere assegnato al Veneto un contingente di circa 600 posti in più per la scuola elementare rispetto alle previsioni di Roma“, e che queste richieste sono state sostanzialmente accolte: “Questo numero di insegnanti permetterà di far partire le classi prime con il tempo pieno a 40 ore, così come descritto nel Decreto attuativo del Ministero e, tolte le compresenze, vedere comunque garantito il cosiddetto tempo lungo, particolarmente presente in alcune province del nostro Veneto, e comunque richiesto dalle famiglie“.

La Donazzan ha sottolineato che il Veneto è stato giustamente premiato perché “ha dimostrato al Governo ed in particolare al Ministro Gelmini, quanto la (sua) scuola abbia saputo essere virtuosa nella spesa e capace di dare ottimi risultati“, e perché la struttura familiare tipica nella regione prevede “entrambi i genitori impegnati al lavoro, e quindi la scuola necessariamente è non solo un luogo per la didattica, ma anche per l’accoglienza, e a questo tipo di esigenza (si è) voluto dare una risposta“.

Nelle settimane passate, anche il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni aveva garantito la copertura degli organici su tutto il territorio di sua competenza.

A soffrire le principali riduzioni negli organici, pare – secondo fonti sindacali – che saranno principalmente quattro regioni: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Una sorte che in qualche modo è la conseguenza diretta della decisione di confermare l’istituto del tempo pieno laddove esso era più diffuso.