Aprea, bilancio disastroso per la scuola. Persa un’occasione

Valentina Aprea, responsabile scuola di Forza Italia, parlamentare di lungo corso e protagonista di importanti esperienze nel campo della politica scolastica (sottosegretaria al Miur col ministro Letizia Moratti, presidente della commissione Cultura della Camera, assessore all’istruzione e al lavoro della Regione Lombardia), traccia un bilancio molto critico di quello che definisce l’“annus horribilis” della scuola italiana.

A suo giudizio, condiviso peraltro da autorevoli esperti di politica scolastica, “l’arrivo del Covid nel nostro Paese” ha  “amplificato in maniera esponenziale tutte le carenze strutturali, organizzative e sociali della nostra scuola: dalla natura degli edifici scolastici (pensati ancora sui modelli fordisti della separazione tra percorsi di studio gerarchizzati e per oltre l’80% collocati in sedi vecchie e non a norma) all’organizzazione rigida del calendario scolastico e degli orari delle lezioni con classi solo per età e per lezioni frontali parcellizzate; da un sistema dei trasporti da e per la scuola con flussi inconciliabili non solo con le esigenze poste dalla pandemia ma anche con un’idea di scuola in servizio educativo, civico-sociale e culturale almeno 12 ore su 24 alla intollerabile disintegrazione esistente tra attività didattiche interne alla scuola ed esterne, dai musei alle imprese, dal web alle iniziative sociali). Per non parlare poi dell’arretratezza metodologica e didattica che ha spiazzato la maggior parte dei docenti italiani che hanno dovuto in poco tempo convertirsi alle tecnologie digitali a distanza, in ambienti di apprendimento e con metodi per lo più incapaci di valorizzarle nelle loro inesplorate ma sempre più promettenti potenzialità”.

Commentando le dichiarazioni rassicuranti rilasciate dal presidente Giuseppe Conte nella conferenza stampa di fine anno Aprea rimprovera al Governo di non aver colto l’occasione dell’emergenza sanitaria per “reiventare la scuola e l’educazione dei nostri giovani, facendo leva sia su nuove metodologie didattiche diverse per la presenza e la distanza sia su un’organizzazione degli apprendimenti flessibile e personalizzata, garantita da una non burocratica e quasi prefettizia autonomia delle istituzioni scolastiche”. Si sarebbe potuto “avviare con coerenza e decisione i tratti di una scuola molto più simile ad un moderno campus che ad una tradizionale caserma. Invece abbiamo avuto esattamente il contrario”.

Aprea entra poi nel merito di quello che si sarebbe potuto fare (e che, sembra sottintendere, resta necessario e urgente: “a)una formazione in servizio volta a identificare e ad introdurre la figura di sempre più numerosi docenti gouverneur-tutor dei percorsi personalizzati degli studenti; b) una formazione iniziale di insegnanti capaci di trasformare la scuola in luogo dell’apprendimento e non dell’insegnamento; c) l’introduzione ordinaria del digitale per gli apprendimenti sia in ambienti e-learning sia in contesti interpersonali in presenza”.