APEF: le prove Invalsi non minacciano la libertà d’insegnamento

Una articolata nota dell’Apef (Associazione Professionale Europea Formazione), l’associazione fondata da Sandro Gigliotti nel 2001 dopo la sua uscita dalla Gilda degli insegnanti, attualmente diretta da Paola Tonna, prende una posizione assai netta sulle prove Invalsi e sul ruolo dell’Istituto che “dal punto vista tecnico sta mettendo in atto, nel migliore dei modi, un processo di rafforzamento e di adeguamento per la costruzione di un sistema di valutazione sempre più efficace per monitorare il funzionamento del sistema scolastico nazionale”, come dimostra il fatto che “già da quest’anno saranno disponibili, dalla quinta primaria alla prima secondaria di primo grado, i dati relativi alla evoluzione nel tempo delle competenze degli studenti”.

A giudizio dell’Apef “queste informazioni, ricavate da una valutazione oggettiva, consentiranno di verificare se le difficoltà dipendano solo dal contesto o anche dall’azione didattica e quindi, di avviare, con maggiore consapevolezza, iniziative da parte delle scuole volte a valorizzare gli aspetti positivi e a ripensare quelli critici”.

Perciò, prosegue il documento, “la raccolta dati dell’ Invalsi non può in alcun modo essere vista come un’attività valutativa conflittuale con quella dei docenti, né tanto meno come uno strumento che limita la libertà d’insegnamento dei docenti, come è stato incongruamente osservato da sindacalisti e commentatori vari. Deve essere invece considerata come uno stimolo ad attuare in ogni scuola un processo di autovalutazione, di miglioramento della propria offerta formativa e di ricapitalizzazione delle risorse, così come avviene in Europa”.

Superflua sarebbe invece, secondo l’Apef, la rilevazione dei dati riferiti al genere, che peraltro compare in quasi tutte le rilevazioni internazionali e che quindi, a nostro giudizio, è bene che sia prevista anche in quelle nazionali.