Anticipo della primaria e durata di due anni dell’infanzia

Premesso che la proposta non è stata ancora ben esplicitata dal ministro, e quindi occorre fare delle supposizioni, portare indietro di un anno tutto il percorso scolastico comporterebbe contraccolpi sull’intera filiera con un’inevitabile onda anomala per le compensazioni delle annualità di durata pluriennale. Qualcosa di simile a quanto era stato ipotizzato quindici anni fa dall’allora ministro Berlinguer con l’accorpamento di elementare e media nell’unica scuola di base. La protesta fermò l’onda e contribuì alla caduta del ministro.

Ma parliamo dell’infanzia. Cosa comporterebbe, se è questa l’ipotesi, un anno in meno?

Le scuole perderebbero almeno un terzo dell’organico. La scuola statale chiuderebbe almeno un terzo delle sue attuali 43mila sezioni con conseguente soppressione di almeno 14-15 mila, mentre la maggior parte delle attuali 2.600 monosezioni, ubicate nei piccoli centri e in montagna, dovrebbero chiudere (almeno 2mila) per mancanza del numero minimo (18) di bambini iscritti.

Si può stimare, dunque, in almeno 16-17 mila il numero di sezioni statali che dovrebbero chiudere per mancanza di iscritti.

Si perderebbero circa 34 mila posti di insegnante, a danno soprattutto delle aree meridionali dove, rispetto al resto del Paese, la scuola dell’infanzia statale è più diffusa (il 48,4% delle sezioni statali è ubicata al Sud e nelle Isole). Senza contare le riduzioni dei posti Ata.

Hanno fatto i conti sulla ricaduta per l’occupazione quegli esponenti sindacali filo meridionalistici che hanno condiviso l’idea di accorciare di un anno la durata della scuola dell’infanzia?

Analogamente contraccolpi dello stesso tipo si avrebbero anche sulla scuola dell’infanzia paritaria, pubblica (comunale) e privata (a gestione laica o religiosa), con una possibile contrazione di organico di 22-24 mila posti di insegnante.

Il mondo della scuola dell’infanzia, pubblica e privata, perderebbe, tra insegnanti e personale Ata, non meno di 80 mila posti di lavoro. Vi sarebbe una sensibile diminuzione della spesa (2 miliardi e 400 milioni). L’ha messo in conto anche questo il ministro?