Anche per i Comuni inadempienti il commissario ad acta

Pugno di ferro per razionalizzare anche i punti di erogazione del servizio sul territorio (plessi, scuole, sezioni staccate)? Lo stesso articolo 3 del decreto legge 154/2008 non si limita, infatti, ad intervenire duramente sulla rete delle istituzioni scolastiche fuori parametro, richiamando all’osservanza delle norme le Regioni, che hanno competenza primaria in materia, ma dà un altolà anche ai Comuni.

Non viene precisato se questa diffida riguardi la responsabilità dei comuni che devono mettere in atto i criteri delle Regioni per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche (presidenze, direzioni didattiche, ecc.) oppure anche le dimensioni dei punti di erogazione del servizio (plessi scolastici, scuole, ecc.) di loro diretta competenza.

Il presidente della regione Piemonte, Bresso, propende per questa seconda ipotesi. Ritiene, cioè, che il decreto legge intenda procedere alla chiusura dei piccoli plessi e, addirittura, ne quantifica anche il limite minimo di sopravvivenza in 50 alunni.

A dir la verità non si rinvengono nel testo del decreto elementi che confermino simile ipotesi, peraltro non sostenuta da situazioni di diffusa irregolarità come rilevato invece per le dimensioni delle istituzioni scolastiche. Ma il presidente Bresso insiste: “in Piemonte, dove il 52% del territorio è montano – spiega Bresso – le scuole materne, elementari e medie con meno di 50 alunni sono appunto 816, tutte concentrate in zone periferiche e montane, con grandi difficoltà di accessibilità e trasporti, soprattutto nella stagione invernale. Il provvedimento – sottolinea – prevede addirittura il commissariamento per le Regioni che non riusciranno a predisporre un piano di tagli entro il 15 dicembre“. Ancora una volta sembra emergere una confusione tra dimensionamento delle istituzioni scolastiche e chiusura di piccole scuole (su cui le Regioni non hanno alcuna competenza).

Ci sembra una tesi interpretativa un po’ forzata, quella della regione Piemonte, che, comunque, serve ad alimentare la critica complessiva alla manovra finanziaria dell’art. 64.