Alunni con disabilità in crescita, ma ancora troppe barriere architettoniche nelle scuole italiane

Cresce il numero degli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, sono 284mila, negli ultimi 10 anni ben 91mila in più. Un aumento questo che sarebbe dovuto alla maggiore riconoscibilità di alcune patologie e all’accesso alle certificazioni. Nello specifico, alle elementari e alle medie i bambini con disabilità sono 177mila. Il problema più frequente è la disabilità intellettiva (42% degli studenti con sostegno), seguono i disturbi dello sviluppo (26,4%). Meno diffusi i problemi sensoriali (8%). I dati arrivano dal report dell’Istat “Inclusione scolastica degli alunni con disabilità”.

Scarsa l’accessibilità alle scuole per gli alunni con disabilità motoria, garantita soltanto dal 34% degli istituti, e particolarmente critica la disponibilità di ausili per gli alunni con disabilità sensoriale (il 2% delle scuole). Soltanto nel 15% degli edifici scolastici sono stati effettuati lavori per abbattere barriere architettoniche.

Il rapporto alunno-insegnante per il sostegno è migliore delle previsioni di legge, ma è carente la formazione: 1 insegnante su 3 è selezionato dalle liste curriculari. 

Ancora troppe barriere architettoniche nelle scuole italiane
Nell’a.s. 2018/19 in Italia sono presenti complessivamente 55.209 scuole. Gli alunni con disabilità che le frequentano sono poco più di 284 mila, pari al 3,3% del totale degli iscritti, un contingente in costante crescita che è aumentato, negli ultimi 10 anni, di circa 91 mila unità. Tale incremento è imputabile sia a una maggiore riconoscibilità, rispetto al passato, di alcune patologie sia a un più diffuso accesso alle certificazioni.

Le caratteristiche e la qualità dell’offerta scolastica hanno grande rilevanza nel processo d’inclusione: l’accessibilità dello spazio, la presenza e la fruibilità di tecnologie adeguate, il sostegno di figure competenti opportunamente formate, giocano un ruolo fondamentale nel favorire la partecipazione degli alunni a una didattica inclusiva.

Nel 2018/19 sono ancora troppe le barriere fisiche presenti nelle scuole italiane: solamente 1 scuola su 3 risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. La situazione appare migliore nel Nord del Paese dove si registrano valori superiori alla media nazionale (38% di scuole a norma) mentre peggiora, raggiungendo i livelli più bassi, nel Mezzogiorno (29%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta, con il 67% di scuole accessibili, di contro la Campania si distingue per la più bassa presenza di scuole prive di barriere fisiche (24%).

La mancanza di un ascensore o la presenza di un ascensore non adatto al trasporto delle persone con disabilità rappresentano le barriere più diffuse (46%). Frequenti sono anche le scuole sprovviste di rampe per il superamento di dislivelli (33%) o bagni a norma (29%). Rari invece i casi in cui si riscontra la presenza di scale o porte non a norma (rispettivamente 6% e 3%).
Maggiori difficoltà di accesso per gli alunni con disabilità sensoriali

In Italia appena il 2% delle scuole dispone di tutti gli ausili senso-percettivi destinati a favorire l’orientamento all’interno del plesso e solo il 18% delle scuole dispone di almeno un ausilio. Anche in questo caso sul territorio si delinea un chiaro gradiente Nord-Sud: la quota diminuisce progressivamente, passando dal 23% delle regioni del Nord al 14% di quelle del Mezzogiorno. Nonostante si rilevi ancora un grave ritardo del livello di accessibilità, il 15% delle scuole ha effettuato, nel corso dell’anno scolastico, lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche.

La tecnologia: un “facilitatore” ancora poco utilizzato
La tecnologia può svolgere un’importante funzione di “facilitatore” nel processo d’inclusione scolastica, supportando l’alunno nella didattica e aumentando i livelli di comprensione. In Italia, 1 scuola su 4 risulta priva di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità. Le differenze territoriali non sono molto marcate, ma la dotazione risulta maggiore nelle regioni del Centro, con il 78% di scuole provviste di postazioni; nelle regioni del Nord e del Mezzogiorno la quota si attesta al 75%.

Insufficienti gli insegnanti specializzati per il sostegno
Nel sistema scolastico italiano la principale figura professionale a supporto della didattica è l’insegnante per il sostegno che, oltre a ricoprire un ruolo fondamentale nel percorso formativo dell’alunno, contribuisce a promuovere e favorire il processo d’inclusione scolastica, realizzando interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni.

Nel 201/19, gli insegnanti per il sostegno nelle scuole italiane sono quasi 173 mila (fonte MIUR). A livello nazionale il rapporto alunno-insegnante (pari a 1,6 alunni ogni insegnante per il sostegno) è migliore di quello previsto dalla Legge 244/2007 che prevede un valore pari 2.

Tuttavia mancano gli insegnanti specializzati e il 36% dei docenti per il sostegno viene selezionato dalle liste curriculari; sono docenti che rispondono ad una domanda di sostegno non soddisfatta, ma non hanno una formazione specifica per supportare al meglio l’alunno con disabilità. Questo fenomeno è più frequente nelle regioni del Nord, dove la quota di insegnanti curriculari che svolge attività di sostegno sale al 47%, e si riduce nel Mezzogiorno attestandosi al 21%.

Anche la formazione in tecnologie educative, fondamentale per l’utilizzo corretto della strumentazione a supporto della didattica, risulta ancora poco diffusa: nel 12% delle scuole italiane nessun insegnante per il sostegno ha frequentato un corso specifico per l’utilizzo appropriato delle tecnologie a supporto della didattica, nel 64% delle scuole soltanto alcuni docenti hanno frequentato corsi, mentre nei restanti casi (24%) tutti gli insegnanti hanno frequentato almeno un corso.

Più ore per il sostegno, ma è discontinuo il rapporto insegnante-alunno
Il numero medio di ore settimanali di sostegno fruite da ciascun alunno del primo ciclo ammonta a 14,1: il confronto tra i due ordini scolastici mette in evidenza una maggiore dotazione nella scuola primaria (15,4 ore) rispetto alla scuola secondaria di primo grado (12,3). A livello territoriale si osservano differenze per entrambi gli ordini scolastici, con un numero di ore maggiore nelle scuole del Mezzogiorno: mediamente 2 ore settimanali in più rispetto a quelle rilevate nelle scuole del Nord.

Negli ultimi cinque anni le ore di sostegno settimanali hanno subito un incremento del 18% (2,1 ore in più a settimana per entrambi gli ordini scolastici). L’incremento si osserva su tutto il territorio, ma è più elevato nelle regioni del Nord dove supera il 22% (2,3 ore in più a settimana) ed è minimo nel Mezzogiorno (11%, 1,6 ore in più) che però partiva da valori più elevati.

I bisogni degli alunni non sembrano soddisfatti dall’offerta di sostegno: quasi il 6% delle famiglie ha presentato ricorso al TAR, ritenendo l’assegnazione delle ore non idonea. Nel Mezzogiorno i ricorsi raggiungono una quota doppia rispetto al valore nazionale (10,2%) mentre nel Nord scende a 2,7%.

Un’ulteriore criticità riguarda la discontinuità nel rapporto tra docente per il sostegno e alunno a causa dei numerosi cambi d’insegnante che avvengono non solo nel corso dell’anno, ma durante l’intero ciclo scolastico. Ciò impedisce agli insegnanti di instaurare un rapporto di fiducia con l’alunno e di svolgere la propria attività nell’ambito di un progetto educativo più ampio finalizzato all’inclusione e alla valorizzazione delle attitudini, secondo una logica di sviluppo progressivo.

Per l’a.s. 2018/2019 la quota di alunni del primo ciclo che ha cambiato insegnante per il sostegno rispetto all’anno precedente risulta piuttosto elevata, il 57,6%. Il fenomeno è più frequente nelle regioni del Nord (61%) mentre si riduce nel Mezzogiorno (52,6%). Una quota non trascurabile di alunni, il 10%, ha cambiato insegnante per il sostegno nel corso dell’anno scolastico. Questa situazione si verifica più spesso nelle scuole primarie del Nord, dove la percentuale sale al 12%.