Alternanza scuola-lavoro: un oggetto desiderato, ma misterioso

Neanche il grande meeting di Job&Orienta (dodicesimo della serie), svoltosi a Verona nei giorni 21-23 novembre u.s., e dedicato al tema “Persona, sapere, impresa” è riuscito a fare chiarezza sull’interpretazione che in Italia si intende dare all’art. 4 del disegno di legge di riforma del sistema di istruzione e formazione, dedicato all’alternanza scuola-lavoro, alla quale era dedicata un’apposita sessione di approfondimento. La relazione sul tema svolta da Pasquale Capo, capo del Dipartimento Istruzione del MIUR, ha messo in luce gli aspetti problematici della questione. Essa si inserisce da una parte nella prospettiva della riforma Moratti, che prevede la costruzione di un canale di istruzione e formazione professionale che affianchi quello liceale con “pari dignità” (ma l’alternanza acquista maggiore spessore e agibilità per i percorsi professionali), mentre dall’altra va ancora decifrata l’incognita costituita dal nuovo rapporto Stato-Regioni-Scuole autonome alla luce del nuovo titolo V della Costituzione e della possibile devoluzione di Bossi: la norma sull’alternanza è nazionale, di sistema, ma le modalità applicative (contenuti, durata, estensione), saranno tipicamente legate a dinamiche locali, al territorio, al contesto economico e sociale.
Quanto al modello di alternanza da privilegiare, pochi lumi sono venuti dagli ospiti provenienti dagli altri Paesi europei (Francia, Danimarca, Spagna), che ne hanno presentato tre versioni assai diverse: la Francia punta su percorsi postscolastici, la Danimarca sul sistema duale alla tedesca, nel quale l’alternanza riguarda sostanzialmente solo il canale dell’apprendistato, la Spagna su soluzioni intermedie, che prevedono forme di alternanza anche nei percorsi scolastici, ma di consistenza rilevante (400-500 ore) solo in quelli di tipo professionale. Insomma, ciascun Paese interpreta e realizza l’alternanza a suo modo. E anche l’Italia dovrà trovare una soluzione originale, adatta al suo contesto sociale, economico e istituzionale. Una ricerca che si prospetta nient’affatto semplice.