Almalaura, ci si laurea più giovani e dopo aver frequentato le lezioni

Gli studenti universitari che frequentano con regolarità le lezioni sono aumentati, come è aumentata la quota dei giovani che terminano gli studi nei tempi previsti. È quanto emerge dal XIII Profilo dei laureati italiani, studio diffuso da Almalaurea. Il periodo di riferimento è quello che va dal 2004 al 2010.

Tra i laureati 2010, 72 su cento acquisiscono con la laurea un titolo che entra per la prima volta nella famiglia d’origine. Si accentua la tendenza a studiare sotto casa, soprattutto a causa dei costi in molti casi insostenibili per le famiglie. Nel 2010 oltre la metà dei laureati ha conseguito il titolo in una sede universitaria operante nella propria provincia di residenza: 51% rispetto al 49 (oltre due punti percentuali più di quanto non avvenisse nel 2004). Aumenta invece, silenziosamente ma non per questo meno inquietante, il numero dei laureati che, rispetto ai fratelli maggiori del 2004, decide di varcare le Alpi ed anche l’Oceano anche per la preoccupazione di avere difficoltà a trovare un’adeguata collocazione lavorativa in patria. Alla storica mobilità per studio/lavoro lungo la direttrice Sud-Nord che continua a caratterizzare il nostro Paese, si affianca, da qualche tempo, con una intensità crescente che registra le difficoltà di crescita del Paese, quella verso i paesi esteri.

Più che raddoppiata risulta la presenza nelle aule delle nostre università di giovani laureati provenienti da altri paesi (poco meno di 7 mila nell’intero sistema universitario italiano)

I laureati pre-riforma del 2004 conseguivano il titolo a 27,8 anni contro i 26,9 anni relativi al complesso dei laureati 2010. Un valore che migliora al netto del ritardo all’immatricolazione: per il complesso dei laureati, l’età alla laurea passa da 26,9 a 24,9 anni. La regolarità nel concludere gli studi negli anni previsti dagli ordinamenti, che era a livelli ridottissimi anche fra i laureati pre-riforma nel 2004 (15 laureati su cento), si è più che raddoppiata ed è raggiunta oggi, complessivamente, da 39 laureati su cento (sino al 47,5% tra i laureati di secondo livello). La votazione finale, sia pure molto diversificata anche nell’ambito dei medesimi corsi, rimane sostanzialmente immutata nei suoi valori complessivi (103 su 110 nel 2010) e raggiunge valori prossimi al massimo fra i corsi specialistici (108,1 su 110).

L’analisi delle condizioni di studio restituisce un quadro caratterizzato dal forte incremento della frequenza alle lezioni che per 68 laureati su cento (contro i 55 su cento del 2004) riguarda nel 2010 più dei tre quarti degli insegnamenti previsti (sono 68 per cento per i laureati di primo livello; 72 per i laureati specialistici).

Aumentano anche le esperienze di lavoro condotte durante gli studi che, in misura crescente, risultano coerenti con gli studi intrapresi. Nel 2010 per 9,5 laureati su cento la laurea è stata acquisita lavorando stabilmente durante gli studi, soprattutto nelle aree insegnamento (22 per cento) e politico-sociale (18 per cento). Tirocini formativi e stage svolti e riconosciuti dal corso di studi sono un altro degli obiettivi strategici che segnalano una importante inversione di tendenza sul terreno dell’intesa e della collaborazione università-mondo del lavoro (pubblico e privato).

L’aumento di queste importanti esperienze, che nel 2010 hanno riguardato 57 laureati su cento (ne coinvolgevano 20 pre-riforma nel 2004), risulta positivo anche ad un’attenta analisi della qualità. Dal confronto tra l’identikit dei laureati 2010 e 2004, emerge una figura di neodottore che ha investito meno tempo nella predisposizione della tesi/prova finale (in media da 8,4 fra i laureati pre-riforma del 2004 a 5,7 mesi), il che capita anche per i laureati specialistici, tenuti invece a elaborare una vera e propria tesi di laurea.

Emerge contemporaneamente una figura di laureato che vanta nel proprio bagaglio formativo, forse non solo per l’insegnamento formale impartito nelle aule universitarie ma anche per la pluralità delle agenzie formative che operano su questo versante, conoscenze linguistiche ed informatiche nettamente superiori a quelle possedute dai propri fratelli maggiori laureatisi prima della riforma. Tra il 2004 e il 2010 la conoscenza “almeno buona” dell’inglese scritto e parlato è aumentata di oltre 8 punti, mentre la conoscenza “almeno buona” di fogli elettronici, strumenti multimedia, sistemi operativi e word processor lievita di 13 punti o più.

Altri dati significativi del Rapporto sono l’aumento di chi si laurea nella provincia di residenza, il 51%, oltre due punti percentuali in più di quanto non succedeva solo qualche anno fa, a causa delle crescenti difficoltà economiche delle famiglie a mandare i ragazzi a studiare fuori, e la conferma delle ottime performance universitarie delle donne, che rappresentano il 60 per cento del complesso dei laureati e hanno votazioni più elevate in un sempre più ampio ventaglio di percorsi disciplinari.