Alle radici della dispersione. Un numero speciale di ‘Scuola democratica’

Alessandro Cavalli, autorevole sociologo e presidente del Centro di Studi e Ricerche sui Sistemi di Istruzione Superiore (Cirsis) dell’università di Pavia, autore di due note indagini sugli insegnanti italiani svolte per l’Istituto Iard (pubblicate da il Mulino, 1992 e 2000), già direttore della rivista ‘il Mulino’, è il curatore di un numero speciale della rivista quadrimestrale Scuola democratica (n. 2/2014) interamente dedicato al tema del rapporto tra educazione, equità e disuguaglianze.

Il volume contiene una considerevole serie di saggi, interviste e articoli, tra i quali quello del noto sociologo francese François Dubet, in apertura, che analizza la questione con riferimento all’istruzione superiore in Francia e in altri Paesi con tradizioni educative diverse (Gran Bretagna, USA, Giappone, Svezia) ma giunge alla conclusione che la qualità della formazione di base, partendo dalla scuola materna, è più decisiva di quella che si svolge nelle università ai fini della costruzione di un sistema educativo più democratico nel senso di più capace di ridurre le disuguaglianze e la dispersione del capitale umano.

L’approccio degli autori della maggior parte dei contributi è essenzialmente sociologico: uno dei saggi contiene un’ampia rassegna della letteratura anche internazionale che si occupa del caso italiano (M. Triventi, “Le disuguaglianze di istruzione secondo l’origine sociale”); altri, tra cui uno di Marzadro e Schizzerotto,  approfondiscono la stessa tematica fornendo una cospicua serie di dati quantitativi sulla realtà italiana, mentre un articolo di Meuret e Dirani analizza la nozione di equità nelle ricerche sull’educazione in Francia e negli Stati Uniti con attenzione anche per la problematica culturale e filosofica.

Un approccio più complesso, che intreccia l’analisi sociologica con quella storica e istituzionale, caratterizza il contributo di Luciano Benadusi (direttore della rivista) e Orazio Giancola, con il quale si chiude il numero. Il saggio mette a confronto, dal punto di vista della loro equità, i sistemi di scuola secondaria comprensivi con quelli selettivi attraverso la comparazione di quattro diversi contesti nazionali riguardanti Germania, Inghilterra, Svezia e Italia (ma con riferimenti anche ad altri Paesi). La conclusione, da sottoporre peraltro ad ulteriore ricerca, è che in linea di massima i sistemi comprensivi, soprattutto quelli che evitano la canalizzazione precoce della popolazione studentesca (early tracking) sono più equi, ma spesso non garantiscono i migliori risultati in termini di efficienza ed efficacia. Va perciò cercata una sintesi che vada oltre il dilemma tra sistemi comprensivi, più inclusivi ma meno attenti alla qualità dei risultati di tutti, e sistemi selettivi, più in grado di assicurare elevati livelli di qualità dei risultati, ma per pochi.