Alla Moratti la “devolution” piace, ma…

Pieni poteri alle Regioni su sanità, sicurezza e scuola: il disegno di legge della “devolution” piace al ministro dell’Istruzione. La competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni in materia di istruzione (prevista dal nuovo titolo V della Costituzione voluto dall’Ulivo) – sostiene infatti la Moratti – crea più problemi di quelli che risolve.
Del resto il ministro Moratti non vede nel disegno di Bossi “alcun punto che possa pregiudicare l’unitarietà del sistema scolastico” e ritiene che “si possa proseguire serenamente su questa strada”.
Ha proprio ragione il ministro? E la sua riforma – una volta approvata – si avvantaggerebbe più dalla legislazione vigente o dalla “devolution”? Proviamo a interpretare quale potrebbe essere stato il ragionamento della Moratti.
Uno dei nodi che potrebbero ostacolare l’attuazione del suo progetto di riforma della scuola è l’asimmetria – derivante dall’attuale Titolo V della carta costituzionale – tra il sistema dei licei, regolato da competenza legislativa concorrente, e il sistema dei percorsi professionali, di competenza esclusiva delle Regioni, che rende di fatto impraticabile la permeabilità tra i due sistemi (compresa la mobilità degli insegnanti), che è una delle condizioni per garantire un’effettiva “pari dignità” a tutti gli indirizzi di studio nella fascia 14-18 anni.
Ancora: il riferimento, contenuto nell’attuale formulazione dell’art. 117 della Costituzione, alla competenza esclusiva dello Stato in materia di norme generali e di determinazione dei livelli essenziali di prestazione, riguardanti entrambi i sistemi, rischia di creare un forte contenzioso con le Regioni, non essendo affatto chiara l’estensione e l’incidenza di tali attribuzioni dello Stato.
L’ipotesi contenuta nella “devolution”, potrebbe rendere tutto più semplice: ferma restando la competenza esclusiva regionale in materia di organizzazione e programmazione, i piani di studio (tipologie, obiettivi, standard) sarebbero definiti a livello nazionale per la parte di rilevanza nazionale, e a livello regionale per la parte di interesse regionale. Questo faciliterebbe i passaggi tra i sistemi sia per gli allievi che per gli insegnanti, e dal punto di vista della progettazione dei piani di studio, i percorsi tecnico-professionali riceverebbero lo stesso trattamento riservato ai licei.
Sono forse questi gli aspetti che hanno indotto Letizia Moratti a considerare positivamente la prospettiva della “devolution”. Ma c’è anche dell’altro? Proviamo a vedere.