Adottiamo una scuola in Indonesia/1. Il punto della situazione

Il rientro in classe dopo la pausa natalizia è stato per insegnanti e studenti l’occasione per una riflessione sulla tragedia che ha colpito il sud est asiatico, con un tragico bilancio: più di 190.000 persone sono morte, più di 1 milione di persone sono state costrette a trasferirsi, circa 5 milioni di persone sono oggi in gravi difficoltà. Ma dopo la riflessione, cosa fare?
Adottare una scuola in Indonesia, è stata la proposta di Tuttoscuola con la Comunità di Sant’Egidio alle scuole italiane, da sole o in rete. Un’iniziativa che ha subito incontrato il "vivo apprezzamento", tra gli altri, del Miur, che ha inserito un’apposita news nel sito istruzione.it.
Decine di scuole da tutta Italia, oltre a molti singoli cittadini, hanno già contattato la Comunità di Sant’Egidio, manifestando l’interesse a sostenere il progetto.
In cosa consiste l’iniziativa? Propone modalità per un sostegno diretto da parte degli studenti e delle scuole italiane ai "colleghi" di una o più delle aree colpite dal sisma.
L’adozione si tradurrà, attraverso l’opera della Comunità di Sant’Egidio, in:
– ricostruzione o ampliamento di strutture scolastiche delle zone di Pekan Baru, Duri, Padang e Medan, dotandole di arredi, banchi, strumentazione didattica, computer;
– sostegno alle "scuole di pace" (centri, completamente gratuiti, che si qualificano come un ambito familiare che sostiene il bambino o l’adolescente nell’inserimento scolastico) organizzate dalla Comunità di Sant’Egidio;
– sostegno morale ai ragazzi indonesiani per investire nella speranza, con gesti di solidarietà affinché ritrovino quella fiducia nel futuro che il maremoto ha spezzato. Internet e webcam possono facilitare questi contatti ed accorciare le distanze geografiche.