Accordo Quadro Titolo V: finto sorpasso contromano

Gli interventi riformatori messi in campo fino ad oggi non consentiranno di raggiungere risultati significativi, perché la modifica del solo quadro normativo  porta a cambiamenti formali e non sostanziali senza un contestuale rinnovamento dei metodi didattici e pedagogici, dell’organizzazione.  Da ciò, dunque, la necessità di un piano operativo d’interventi formativi  per il personale dirigente e docente adeguato alle novità messe in campo che fino ad oggi è solo annunciato nei regolamenti attuativi dei licei, degli istituti tecnici e professionali.

Pesa la mancanza di una strategia di rinnovamento dell’amministrazione nella quale gli elementi fondamentali siano la  decentralizzazione e l’autonomia scolastica, collegati a uno stato giuridico del personale che assicuri unitarietà nazionale alla professione.

Gli attori del sistema di governo (stato, regioni, enti locali, autonomie scolastiche), ciascuno dei quali conferisce apporti di governo, se agiscono singolarmente fuori di una strategia condivisa, concorrono a consolidare gli elementi di criticità, determinando il fallimento delle politiche formative.

Di qui la necessità di dare con sollecitudine concretezza operativa all’Accordo Quadro di attuazione del Titolo V per il settore istruzione, per poter dispiegare una pluralità di iniziative di costruzione di un sistema di governo dei contesti territoriali, la vera chiave di lettura di un percorso di innovazione che abbia tra le sue finalità principali il superamento del centralismo gestionale del sistema educativo, che non è più in grado di garantire agli studenti l’uguaglianza degli esiti formativi.

Ciò contribuirebbe a scongiurare il rischio concreto che il federalismo scolastico affidato ai tavoli del federalismo fiscale, se non preceduto da una puntuale ripartizione delle funzioni e dall’indicazione dei criteri di definizione dei Lep per l’istruzione, possa allargare le distanze tra aree geografiche.