Abruzzo: la scuola riapre con grandi speranze

Tra le molte storie di solidarietà attiva che hanno punteggiato l’estate nel comune e nella provincia dell’Aquila, puntualmente registrate e rese note dall’agenzia Dire attraverso tre diversi siti (www.dire.it, www.diregiovani.it, www.direscuola.it), c’è quella di una ottantina tra docenti e studenti universitari che da metà luglio sono andati all’Aquila e, in una tenso-struttura poco lontano dal centro storico, hanno permesso a quattromila studenti terremotati di tutte le fasce d’età, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, di frequentare corsi di recupero in varie materie: quattro turni di due settimane ciascuno, in stretta collaborazione con le istituzioni a livello regionale e locale.

Storie di questo tipo sono numerose e fanno sperare, anzi, fanno ritenere solidamente fondata la previsione che la scuola abruzzese sarà un punto di riferimento fondamentale per la ricostruzione della vita civile e sociale della città e della Regione.

Quando si pensa ad una scuola diversa, nuova, che guarda appunto al futuro, il pericolo più grave in cui si può incorrere è immaginarla come qualcosa di totalmente nuovo, dove la novità viene identificata con il diverso, il futuro con la eliminazione del passato, ma la scommessa scolastica (la “difficile scommessa” di cui parlava il pedagogista abruzzese Raffaele Laporta) si gioca invece nella capacità di disegnare scenari realistici verso cui far lievitare la migliore tradizione ereditata dal passato così da rispondere in modo adeguato e credibile alle esigenze non solo personali, ma anche sociali, economiche e produttive del nostro tempo.

La drammatica vicenda abruzzese ha rivelato un tessuto ricco di sentimenti, valori, iniziative: le premesse per tornare a sperare.