Abolire Storia dell’arte? Berlinguer: ‘Studenti hanno bisogno di una formazione artistica’

Di Anna Maria De Luca

L’affermazione del ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, circa l’abolizione dell’insegnamento della Storia dell’arte, ha destato non poche polemiche. Rapida è arrivata la smentita del Ministro: “Si trattava solo di una battuta”. 

Tuttoscuola ha chiesto un parere a Luigi Berlinguer. 

Prof. Berlinguer, quale è la sua opinione sull’esternazione di ieri da parte del Ministro dei Beni Culturali Culturali? 

Non mi è parsa molto brillante l’esclamazione del ministro dei beni culturali a proposito dell’insegnamento della storia dell’arte a scuola. Forse scherzava e non si può certo censurare un insopprimibile bisogno di scherzare. C’est la vie! Può darsi quindi che egli non pensasse a sopprimere l’insegnamento artistico ma soltanto criticarne le forme in cui esso è praticato. Se questo fosse, e comunque preludesse alla necessità di rivedere questa materia per la scuola, tutto è bene quel che finisce bene.

Lei che, da sempre, tanto si sta spendendo per la diffusione della musica pratica e delle scienze in tutte le scuole, quale direzione indicherebbe per l’arte?

L’occasione mi spinge a dire che noi abbiamo bisogno di una formazione artistica dei nostri studenti, assolutamente essenziale alla loro crescita intellettuale e certamente ancor più in Italia per la ricchezza straordinaria del nostro patrimonio. Invece cosi non è nel nostro Paese e questo costituisce una grave lacuna. Non mi rassegno all’idea, vincente in Italia, che l’arte non sia una componente centrale della cultura e della conoscenza, quindi materia educativa indispensabile alla crescita dei nostri bambini e ragazzi. L’esito della battuta del ministro dovrebbe pertanto essere quello di assicurare a tutti, dico tutti, gli studenti una formazione artistica che presuppone tra l’altro non solo conoscenza indotta ma anche sollecitazione della creatività artistica, specie musicale. Perché relegare l’apprendimento e la stimolazione artistica soltanto tra gli studenti del liceo? Sento puzza di classismo discriminatorio. Anche questa stortura va corretta.

In che modo?

Estendendo a tutti gli studenti questo beneficio e impostandolo, come ho accennato, in un allargamento della conoscenza, insieme alla stimolazione personale delle pulsioni di creazione artistica e musicale che sono presenti in ogni essere umano, e quindi soprattutto in ogni adolescente. Di questo, per l’appunto, si occupa attivamente da tempo il Comitato per l’Apprendimento Pratico della musica da me presieduto. Comitato che, fra l’altro, ha già ottenuto l’approvazione di una legge – dico legge e quindi di obbligo per lo Stato di attuarla – che sancisce per la prima volta l’obbligatorietà per gli studenti dell’apprendimento musicale.

Legge concretizzata in esperienze reali nelle scuole

In effetti il movimento a favore dell’ apprendimento dell’arte e della musica a scuola si è sensibilmente  allargato in questi anni, cosi come si sono moltiplicate le esperienze concrete di progetti artistico musicali praticate in tante scuole italiane. La prospettiva oggi, quindi, è quella di estendere questi parziali risultati a tutti e soprattutto di elaborare più accuratamente le forme di accesso all’arte ed alla musica da parte dei giovani. Su questo sono ancora insufficienti la ricerca pedagogica e l’affinamento delle esperienze in corso. Ma tant’è: il cammino è iniziato e non sarà certo l’arguzia di un ministro a bloccarlo, anzi. Rivolgiamo sinceramente al ministro una preghiera, una sollecitazione ed un invito ad allargare queste esperienze ed a consolidarle.