Abolire i compiti a casa? Una questione mal posta
Si avvicinano le vacanze estive e nei giorni scorsi, rilanciata da una raccolta di firme in rete, e da alcuni importanti quotidiani, si è di nuovo proposta l’antica questione se i ‘compiti a casa’ siano utili e vadano assegnati dai docenti, o siano invece inutili, o addirittura dannosi, come sostiene da tempo un ex dirigente scolastico, Maurizio Parodi, che ha avuto modo di esporre le sue tesi anche intervenendo sul portale di Tuttoscuola nella rubrica ‘Botta e risposta’.
Le migliaia di adesioni raccolte in pochi giorni dall’appello ad abolire i compiti a casa sono il segnale, da una parte, di una diffusa, scarsa considerazione per l’utilità di tali compiti, ma possono anche essere letti come una implicita richiesta alla scuola di organizzarsi in modo da consentire agli studenti, in primo luogo quelli della fascia dell’obbligo, di conseguire gli obiettivi di apprendimento esclusivamente intra moenia.
Nel mondo, com’è noto, ci sono modelli diversi, che vanno dal pesantissimo ma diffusissimo doposcuola di molti Paesi dell’Estremo Oriente, alla quasi inesistenza di compiti a casa della Finlandia. Si tratta in tutti i casi di sistemi scolastici che si piazzano ai primi posti nelle classifiche comparative internazionali (PISA, IEA): non sembrano quindi esserci correlazioni tra la quantità di studio extrascolastico e il livello dei risultati raggiunti dagli studenti.
In realtà non esiste una soluzione buona o cattiva in astratto, valida per tutti. Per restare in Italia, dove si danno e si fanno mediamente più compiti a casa che in altri Paesi, sarebbe un errore abolirli di colpo, visto che da noi non c’è né il ‘tempo pieno’ generalizzato (che consentirebbe quanto meno di contenerli) né quella libera disponibilità di spazi e attrezzature in orario extrascolastico di cui dispongono, per esempio, gli studenti finlandesi. Come ha sottolineato Luigi Berlinguer in un interessante intervento sul “Corriere della sera”, nella scuola italiana “l’attenzione e la cura dell’attività di studio e dello sforzo studentesco sono demandate al pomeriggio, a casa, fuori dalle funzioni istituzionali della scuola. Ecco la vera natura di classe”.
La via maestra sarebbe quella di collegare i compiti alle caratteristiche individuali e ai potenziali di apprendimento di ciascun alunno: compiti dunque diversi per ogni studente, che certo sarebbe più facile assegnare se la scuola italiana si muovesse davvero verso una maggiore flessibilità e personalizzazione dei piani di studio, e verso quel modello di “Scuola aperta” proposto nel dossier di Tuttoscuola “Sei idee per rilanciare la scuola”.
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