Compiti a casa: un decalogo per non farli

Circola in internet un nuovo appello contro i compiti a casa, anche questa volta promosso da Maurizio Parodi, un personaggio originale, del quale non si sa molto, ma che da anni sostiene la sua tesi con una abbondante produzione di articoli, manifesti, libri, tra i quali uno intitolato “Gli adulti sono bambini andati a male” (Sonda, 2013).

Sempre in internet si trova una breve (auto?)biografia del personaggio, che vive a Genova ma “nasce il secolo scorso a Pontremoli, Lunigiana, terra di statue stele, castelli e librai”. Di sé dice poi che “Entrato nella scuola a sei anni, non ne è più uscito: studente, maestro, dirigente scolastico, ricercatore e infine padre (di uno studente, of course)”, e di occuparsi di “formazione, ricerca, progettazione in ambito socio-pedagogico”.

Questa volta Parodi ha redatto un decalogo, intitolato ‘REGOLACOMPITI’, e lo ha indirizzato al ministro Marco Bussetti e al sottosegretario Salvatore Giuliano. Dopo una premessa in cui vengono citate norme nazionali e internazionali sul diritto del bambino “al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative” proprie della sua età, Parodi propone il suo decalogo ai dirigenti degli Istituti comprensivi, “da sottoporre agli Organi collegiali e da inserire nel Patto di corresponsabilità educativa”. Ecco i punti più significativi del decalogo:

  1. I docenti che decidano di assegnare compiti a casa si impegnano a correggerli tutti e a tutti – altrimenti non avrebbe senso farli.
  2. I docenti che decidano di assegnare compiti si impegnano apreparare adeguatamente gli studenti affinché siano in grado di svolgerli per proprio conto– sarebbe assurdo e umiliante chiedere loro di fare ciò che non sanno fare.
  3. Ai compiti svolti a casa non deve essere assegnato alcun voto– il docente non può sapere come e da chi siano svolti.
  4. Nelle classi a 40 ore (tempo pieno), non si assegnano compiti: le attività didattiche devono esaurirsi nelle 8 ore di forzata immobilità e concentrazione – pretendere un ulteriore impegno sarebbe controproducente, penoso, crudele.
  5. I docenti che decidano di assegnare compiti pomeridiani verificheranno, preventivamente, che non richiedano a nessuno studente un impegno giornaliero superiore ai 10 minutinelle classi prime della scuola primaria fino a 60 minuti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado.
  6. Non possono essere assegnati compiti nel fine settimana e durante i periodi di vacanzao sospensione delle lezioni – agli studenti deve essere permesso di ricrearsi (garantito il “diritto al riposo e al gioco”), e alle famiglie di ritrovarsi, senza l’assillo stressante dei compiti.
  7. Non possono essere assegnati “compiti per le vacanze”(ossimoro logico e pedagogico) – per le ragioni già espresse nel punto precedente e per evitare che i docenti, come previsto dal primo punto di questo Regolamento, trascorrano il resto dell’anno scolastico a correggere gli esercizi previsti dai “Libri per le vacanze”.