Corsa ai compiti per le vacanze: si riaccende il dibattito
Le vacanze sono agli sgoccioli e migliaia di studenti proprio ora sono alle prese con la corsa ai compiti per le vacanze. Tanti quelli che staranno tentando di recuperare il lavoro che non hanno svolto nei precedenti giorni di festa, altrettanti quelli che (ammettiamolo) staranno provando a scopiazzare dai compagni più diligenti. Certo, una menzione d’onore va pure a tutti quei ragazzi che si sono già tolti il pensiero durante i primi giorni di vacanza. Eppure anche loro, insieme a tutti gli altri, riportano il pensiero all’annoso dibattito sull’utilità dei compiti per le vacanze: servono davvero o sono soltanto utili ad appesantire ulteriormente gli studenti? Tuttoscuola lo ha chiesto a chi in classe con quegli studenti ci passa ogni giorno della sua vita.
“Come coordinatore ho consigliato ai colleghi di non dare compiti per le vacanze, perché gli studenti hanno diritto a fare vacanze, così come gli insegnanti, eccezion fatta per qualche lavoro personalizzato per alunni che ne hanno bisogno, soprattutto in matematica o nelle lingue straniere”, ci riferisce il prof. Eugenio Turrini, coordinatore didattico della scuola secondaria di primo grado “Don Mazza” di Verona. Sulla stessa linea è la prof.ssa Paola Pugliese, docente di Francese Istituto Comprensivo “Don Milani Sala” di Catanzaro: “Le vacanze sono vacanze per tutti. Penso sia giusto dare i compiti come per un qualsiasi giorno dell’anno e non stressare né gli alunni né i genitori. Questi giorni potrebbero essere sfruttati piuttosto per fare una bella ripetizione: recupero per gli alunni con qualche problema, consolidamento per gli altri.”
Sul valore di questa pratica riflette anche il prof. Guglielmo Mosca, docente di Lettere Istituto Comprensivo di Nuvolento (BS): “Otia procul negotiis fecunda (est) è la massima latina che utilizzo per rispondere all’annosa questione che ogni insegnante si pone al termine delle lezioni che sanciscono l’inizio delle vacanze. A cosa serve assegnare un gran numero di compiti, se non a inasprire nell’alunno la voglia di distaccarsi dal contesto educativo e appesantire la famiglia, rovinando a questi l’agognato periodo di riposo? Se poi, come spesso accade, i compiti vengono svolti nella prima settimana di vacanze in modo tale che il ragazzo possa rimanere libero per i restanti mesi o giorni, questi riescono a sortire l’effetto di far cristallizzare e assorbire, come si spera, i meccanismi logici dell’esercizio? Peggio, una storia che oramai si conosce e si fa finta di non sapere, riguarda un’altra fetta di alunni che copia, durante l’ultima settimana che precede l’inizio delle lezioni, i compiti dai compagni più diligenti. Penso dunque che per corroborare le conoscenze e le competenze apprese e maturate tra i banchi di scuola non sia necessario intaccare il periodo delle vacanze, che tale deve rimanere.”
C’è anche chi si pone in una via di mezzo tra i compiti sì e i compiti no pensando a soluzioni alternative, come quelle di suggerire, e non imporre, esperienze di apprendimento nella realtà. E’ il caso di Padre Antonio Consoni, dirigente scolastico della scuola Santa Paola Benedetta Cerioli, di Roma:“A nostro avviso i compiti a casa non hanno più senso nella scuola delle competenze; durante l’anno i compiti a casa non li diamo mai, ma concediamo uno spazio di quattro ore settimanali per farli a scuola. Durante le vacanze di Natale suggeriamo la possibilità di fare esperienze (come visitare un museo o partecipare a una gara sportiva) e di raccontarle in classe“.
E poi c’è chi riconosce ai compiti per le vacanze un valore positivo ed utile, anche se con la giusta moderazione. Ne è un esempio la prof.ssa Alessandra De Petrillo, docente di Lettere del Liceo Classico “Orazio” di Roma: “Annosa questione che puntualmente si ripropone: assegnare o no i compiti per le vacanze? Ritengo fondamentale il mantenimento dell’esercizio, utile come in tutte le attività che devono protrarsi nel tempo. L’ossessione però di noi insegnanti di svolgere per intero il programma deve fare i conti con un ‘sano’ momento in cui è lecito ‘vacare’ dagli impegni, le vacanze appunto. Suggerimenti? Un giusto equilibrio per non eccedere nel ‘troppo’ che come dice il proverbio”. Dello stesso parere è pure Maura Burtini, giovane docente di scuola primaria, che ha deciso di aiutare alunni e bambini attraverso una precisa strategia, quella di fare un planning delle attività: “Ho fornito a ogni alunno un suggerimento per eseguire i compiti che equivale al nostro modus operandi dei compiti del fine settimana (un’attività di lettura, comprensione del testo e di ortografia su un brano per l’italiano e un’attività per rinforzare il calcolo e la logica per la matematica). L’esigenza di elaborare un planning con la divisione giornaliera dei compiti è nata per far assaporare ai miei alunni, seppur ancora piccoli, la bellezza di un’organizzazione quotidiana e per avviarli gradualmente all’elaborazione di una loro personale capacità di pianificazione“.
E per gli alunni con disabilità? Spesso non si riflette sul fatto che anche per loro è necessario avere una linea di intervento, possibilmente coordinata con il resto della classe. Giovanna Mirra, docente specializzata sul sostegno da oltre venticinque anni ci riporta le sue riflessioni: “Sono ormai molti anni che insegno alle scuole superiori come docente di sostegno e devo dire che ho potuto osservare diversi comportamenti da parte degli insegnanti curricolari rispetto ai compiti delle vacanze da assegnare ai ragazzi disabili. Se l’alunno segue un P.E.I. curricolare, allora i compiti vanno concordati come da indicazioni del piano, con una riduzione del carico e con una semplificazione dei contenuti, ma se li fanno i compagni, li deve fare anche il ragazzo con disabilità. Se l’alunno segue un P.E.I. differenziato, allora il docente curricolare la maggior parte delle volte delega quello di sostegno ad assegnargli qualcosa, anche se dovrebbe essere anche questa volta concordata la strategia didattica. Vista la mia libertà di azione autorizzata, decido sempre di non assegnare compiti per le vacanze! Preferisco che coltivino la parte della loro intelligenza emotiva e sociale. Al massimo avranno da me un’indicazione su un libro da leggere di cui discutere insieme al ritorno oppure, se l’alunno è molto grave, il libro lo costruiamo insieme”.
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