A.S. 2011-2012. Gelmini, anno IV

L’anno scolastico che inizia questa settimana, penultimo della legislatura (se durerà fino al 2013), sarà anche il quarto dell’era Gelmini: un periodo abbastanza lungo per un ministro dell’Italia repubblicana – oltre i tre anni sono arrivati in pochi: Gonella, Gui, Malfatti, Falcucci, Berlinguer, Moratti – ma forse troppo breve per comprendere se le riforme e gli altri provvedimenti decisi in questo arco di tempo lasceranno un segno duraturo nella scuola italiana.

Certo è che rispetto a Berlinguer e a Moratti, per citare i due ministri più longevi della ‘seconda Repubblica’, Gelmini ha potuto muoversi con maggiore rapidità, avendo potuto incardinare buona parte delle sue riforme nel contesto blindato della prima manovra Tremonti (legge n. 133/2008) ed avendo spesso fatto ricorso allo strumento del decreto legge, come nel caso delle legge 169/2008 che ha ristabilito i voti nel primo ciclo e la figura del maestro cosiddetto ‘unico’. Inoltre, per quanto riguarda il secondo ciclo, Gelmini si è posta per non pochi aspetti in continuità con il suo predecessore Fioroni (istruzione tecnica e professionale, esami di riparazione), portando a casa una riforma attesa da quarant’anni.

Così il bilancio dell’attività governativa sviluppata fin qui dall’attuale ministro è senz’altro rilevante, a prescindere da ogni giudizio di valore sul contenuto delle decisioni prese. Lo è però soprattutto sul piano per così dire macroeconomico, considerata l’imponenza dei tagli che hanno colpito il sistema scolastico: tagli anch’essi avviati e in qualche modo teorizzati dal precedente governo, ma realizzati con ferrea determinazione dall’attuale.

Forse i tagli erano inevitabili, ma a fronte di essi non si sono finora visti risultati apprezzabili sul piano della qualità: l’anno 2011-2012 subirà ancora gli effetti della prima e delle successive manovre ‘quantitative’, mentre gli effetti delle azioni volte a migliorare la qualità della scuola – valutazione di sistema, sviluppo professionale dei docenti, merito, formazione – difficilmente potranno esplicarsi entro il breve volgere di un anno. Ciò detto, e sperando di esserci sbagliati per eccesso di pessimismo (o realismo?) non possiamo che augurare un buon anno scolastico alla scuola italiana, ai suoi docenti e studenti, e anche al suo ministro.