Meritocrazia? Il messaggio di Sarkozy può valere in Francia ma non in Italia
Il neopresidente francese, Sarkozy, insiste sulla necessità di ridare al merito, alle capacità, un ruolo preminente nell’impiego pubblico.
In Italia sembra che questo discorso sia piaciuto non solo a destra. Ma c’è speranza per i rinnovi contrattuali dei pubblici dipendenti di dare spazio al merito e di premiare capacità e impegno?
Se lo chiede Angelo Panebianco sul “Corriere della sera” con un articolo dal titolo eloquente, “Il merito impossibile“, che contiene già la desolata risposta.
La politica meritocratica è una “impossibilità strutturale” per il centro sinistra, soprattutto perché i sindacati del pubblico impiego sono da sempre avversari accaniti delle politiche meritocratiche, afferma Panebianco che aggiunge: “aspettarsi dal centrosinistra azioni vigorose in questo campo (si tratti del licenziamento degli impiegati inetti o di altro) significa illudersi“.
E la destra? “Nei cinque anni passati al governo – osserva il giornalista – hanno mostrato l’incapacità di mettere mano a riforme meritocratiche del sistema pubblico“, a causa soprattutto di “deficit culturale“. “Anzi, sono stati dati generosi aumenti ai dipendenti pubblici senza subordinarli a una riforma meritocratica; non fu fatto nulla per agevolare il licenziamento degli inetti“.
Nelle linee di indirizzo per il rinnovo del contratto scuola 2002-2005, il governo di centro-destra aveva previsto che a fianco degli aumenti contrattuali per avvicinare i bassi stipendi ai livelli europei vi fosse anche una revisione dei più favorevoli carichi di lavoro italiani (orari, ecc.) per adeguarsi all’Europa. Il contratto ha ignorato completamente il secondo obiettivo, ma il governo ha dato il proprio benestare, cercando il consenso sindacale e degli insegnanti.
Il centro-sinistra ha tentato nel 1999 con Berlinguer questa sfida per il merito, ma sappiamo come è andata a finire. Impensabile che Fioroni voglia correre lo stesso rischio.
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