Sandro Gigliotti, quattro anni dopo

Il sogno, o forse, più laicamente, il progetto di Sandro Gigliotti, fondatore della Gilda e poi dell’APEF (Associazione Professionale Europea Formazione), scomparso prematuramente quattro anni fa, era quello di costruire una grande associazione professionale nella quale potessero riconoscersi tutti gli insegnanti.

Una associazione “generalista, libera da condizionamenti politico-ideologici, pluralista, trasversale, alla quale si aderisce perché si è insegnanti, e non in funzione dell’area politica di appartenenza“, come scriveva in un articolo scritto poco prima della morte, ripubblicato da APEFnews, periodico dell’Associazione, nel suo ultimo numero (www.apefassociazione.it).

Con questo spirito, d’altra parte, aveva fondato nel 1988 la Gilda degli insegnanti, orgogliosamente denominata con il nome delle corporazioni medievali dei mestieri in polemica con i sindacati confederali, ma anche autonomi come lo SNALS, che si ostinavano a rappresentare tutte le figure professionali della scuola, dai presidi al personale non docente. E la richiesta di un contratto separato, che riconoscesse la specificità del lavoro dell’insegnante, il suo carattere professionale, creativo, responsabilizzate, e non impiegatizio, ripetitivo, burocratico.

E con lo stesso spirito aveva poi dato vita nel 2000 all’APEF abbandonando la Gilda, che con gli anni si era troppo “sindacalizzata“, perdendo di vista la sua vocazione originaria, più attenta alla dimensione sociale e culturale che a quella contrattuale.

Un piccolo passo avanti verso la valorizzazione dell’associazionismo professionale è stato compiuto nel 2004 con il varo del Forum nazionale delle associazioni presso il Ministero. Ma Gigliotti non se ne sarebbe certamente accontentato, e l’obiettivo per il quale egli si è battuto – quello del riscatto professionale della categoria su basi di completa autonomia – appare ancora assai lontano.