
Nuova Maturità/1. Come quella di Gentile, ma solo nel nome

Il Consiglio dei ministri dello scorso 4 settembre ha approvato il provvedimento urgente (un decreto-legge di sette articoli), predisposto dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, con il quale vengono introdotte importanti novità riguardanti l’esame di Stato conclusivo degli studi secondari (così definito nella riforma Berlinguer del 1997), che tornerà a chiamarsi “esame di maturità”, la denominazione datagli dalla riforma Gentile del 1923, incubo per generazioni di italiani fino alla riforma del 1969 (targata Fiorentino Sullo). Rispetto a quella gentiliana, comunque, la “maturità” di Valditara è senz’altro meno difficile e selettiva.
Intanto è previsto che ciascuna commissione sarà composta da due commissari esterni e due interni (più il presidente) per ognuna delle due classi abbinate, anziché da tre esterni e tre interni più il presidente come previsto dalla riforma Berlinguer. Niente a che vedere, a maggior ragione, con i molto più numerosi commissari esterni (e uno solo interno, introdotto peraltro dal ministro Gonella nel 1952, Gentile non aveva previsto neanche quello) della maturità gentiliana.
Il decreto prevede la bocciatura per gli studenti che si rifiutano di sostenere la prova orale dell’esame come conseguenza del fatto che nella nuova formulazione l’esame richiede il regolare svolgimento di tutte le prove, costituite da due prove scritte e un colloquio. Se un candidato si rifiuta di sostenere una qualunque delle prove, l’esame non è considerato valido. E se nello scrutinio finale dell’ultimo anno riceve un cinque in comportamento non viene neanche ammesso all’esame e deve ripetere l’anno (con il sei sarà assegnato un debito da colmare in sede di colloquio con un elaborato di educazione civica). In questo la riforma Gentile era più severa: la non ammissione era prevista se il voto di condotta era inferiore a otto decimi.
Infine i percorsi di alternanza scuola-lavoro, già definiti come “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” (PCTO), vengono denominati semplicemente “percorsi di formazione scuola-lavoro”, accantonando così la complessa ma pedagogicamente sfidante nozione di “alternanza”, sconosciuta al tempo di Gentile.
Le nuove disposizioni saranno applicate a partire dall’anno scolastico 2025-2026 e dunque entreranno in vigore già con la Maturità del 2026, sempre che la legge di conversione del decreto confermi le date.
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