147 mila banchi vuoti al primo suono di campanella

L’inverno demografico incide sempre più sui livelli della situazione scolastica con un aumento preoccupante dei banchi vuoti soprattutto nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo, sia per il settore statale che in quello paritario.

L’anno scorso nelle scuole statali era stato registrato un decremento complessivo di quasi centomila alunni (esattamente 99.654), e di 39mila nelle scuole paritarie, portando la popolazione scolastica complessiva a circa 8 milioni e 164 mila unità.

Quest’anno si stima – in base alla proiezione di Tuttoscuola – una ulteriore diminuzione del numero di alunni, pari a circa 105 mila unità complessive nelle scuole statali e di altre 42.200 nelle scuole paritarie per un totale di oltre 147mila unità, portando il numero complessivo della popolazione scolastica per il 2022-23 a poco più di 8 milioni di alunni (stima di 8.016.200), un livello lontano quasi anni luce dalla situazione di dieci anni fa, quando nelle scuole statali e paritarie frequentavano le lezioni quasi 8 milioni e 800 mila alunni.

Per il prossimo anno è prevedibile che il numero complessivo degli alunni frequentanti scuole statali e paritarie scenda per la prima volta da decenni sotto gli 8 milioni.

Questo consistente abbassamento dei livelli di popolazione scolastica, che certamente continuerà per molti anni ancora a causa del calo delle nascite, determina conseguenze negative soprattutto nel sistema paritario che continuerà a registrare minori entrate per le rette in rapporto al numero degli iscritti a fronte della conferma degli oneri di gestione.

Ma inciderà sulla organizzazione dell’intero sistema scolastico con prospettive di cambiamenti strutturali per il momento imponderabili.
Stupisce, in proposito, che in questa campagna elettorale nessun partito abbia rilevato il problema né, di conseguenza, abbia avanzato proposte per affrontarlo e ipotizzare soluzioni riformatrici.

Ma sarà una situazione che non potrà lasciare indifferente il prossimo Governo, che, per effetto delle crisi in atto, potrebbe adottare misure di rigore con chiusura di classi e riduzione degli organici del personale. A meno che non si ragioni su una riconfigurazione complessiva del servizio scolastico, che metta al centro un a maggiore personalizzazione degli apprendimenti, un profilo professionale più diversificato e meglio valorizzato. Quale miglior occasione sarebbe stata la campagna elettorale? E invece no, si cerca il voto facile. Più aumenti per tutti…

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