"Tempo pieno": tutto come prima?
“Nell’organizzazione dell’orario settimanale i criteri della programmazione delle attività educative devono rispettare una equilibrata ripartizione dell’orario quotidiano tra le attività obbligatorie e quelle opzionali facoltative“. Così afferma l’art. 7, comma 9, del decreto legislativo.
Questo significa che non ci dovrebbe essere la deprecata (dall’opposizione e dai sindacati) divisione netta tra la “scuola del mattino“, e il “doposcuola” pomeridiano, cui sarebbero assegnati, rispettivamente, un docente di serie A, e uno spezzatino di più docenti, inevitabilmente subordinati al primo.
Le soluzioni organizzative potrebbero prevedere, così stando le cose, anche la conservazione del modello classico di “tempo pieno“, con i due maestri contitolari, e perfino la suddivisione tra di essi dei compiti di orientamento, coordinamento, tutoraggio degli allievi che l’art. 7, comma 5, affida ad un “docente in possesso di specifica formazione“. In questo caso a due.
L’ipotesi non sembra irrealistica, considerato il rilevante numero di esperienze di “tempo pieno” consolidate e gradite alle famiglie, e il fatto che lo stesso presidente Berlusconi ha sostenuto in conferenza stampa che in materia “non cambia nulla“, e che l’opposizione ha detto “menzogne” sull’intenzione del Governo di sopprimerlo.
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