
Giovedì scorso si è congedata con discrezione dalla vita, quasi in punta di piedi, la senatrice Franca Falcucci, la prima donna a ricoprire l’incarico di ministro dell’istruzione in un dicastero già allora a netta prevalenza femminile. E uno dei pochi personaggi politici di rilievo che sono stati capaci di non parlare, e non far parlare, di sé dopo l’abbandono dell’impegno diretto in politica in qualità di ministro.
Resterà nella storia della scuola italiana non solo per ciò che è riuscita a fare nei cinque anni (1982-1987) nei quali è stata componente dei governi Fanfani (1982), Craxi 1 e 2 (1983-1987) e di nuovo brevemente con Fanfani, quanto per l’apporto dato – già come sottosegretario prima di diventare ministro – alla ridefinizione in termini inclusivi dei programmi scolastici.
È del 1975 il documento, redatto da una commissione da lei presieduta, considerato il punto di svolta verso la piena inclusione scolastica dei ragazzi con disabilità nella scuola dell’obbligo, e la premessa per il successivo riconoscimento del loro diritto a iscriversi alla scuola secondaria superiore.
Importante è stato poi il suo apporto alla legge n. 517 del 1977 e alla definizione dei nuovi programmi della scuola media (1979), ispirati al principio della orientatività dell’azione formativa. Anche gli innovativi programmi sperimentali della scuola elementare del 1985 recano la sua firma, e va ricordato il ruolo di equilibrio e moderazione che Falcucci svolse nella gestione delle ricadute scolastiche nel nuovo Concordato (1984), che prevedeva il superamento dell’obbligatorietà dell’ora di religione cattolica.
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