Il Manifesto di Beniamino

Ci sono riformatori che hanno la “sindrome del gambero”: vorrebbero cioè tornare al passato, o recuperare vecchie proposte, spacciandole per nuove. Con chi ce l’ha Beniamino Brocca, già a lungo parlamentare della DC, sottosegretario al ministero della Pubblica Istruzione dal 1987 al 1992, e attuale responsabile scuola dell’UDC, quando evoca il rischio di questa sindrome? Un suo recente libro, dall’impegnativo titolo “Manifesto della riforma“, pubblicato in coincidenza con l’approvazione della riforma Moratti, offre una risposta chiara: nel mirino dell’esponente UDC non sta tanto l’opposizione parlamentare, quanto alcune proposte tecnico-politiche che circolano negli ambienti della maggioranza, e che costituirebbero a suo avviso non un avanzamento ma il suo esatto contrario.
Ecco qualche esempio, tratto dalla postfazione al volume (dulcis in fundo o venenum in cauda, a seconda dei punti di vista…): l’anticipo dell’età di iscrizione, già proposta e scartata nel 1970; la riduzione dei cicli a due, a suo tempo sostenuta in una proposta di legge del PCI (1977); la scansione biennale dei programmi e della ammissione al periodo successivo intesa come sbarramento anziché come modulazione didattica (qui il bersaglio sembra Bertagna, oltre che una analoga proposta del PCI del 1984); il ritorno della “maestra dalla penna rossa”, ora chiamata “prevalente”, che segna “un arretramento di circa 17 anni” (cioè a prima dei programmi sperimentali Falcucci del 1985) dell’evoluzione della scuola elementare.
In positivo, Brocca propone una strategia, ispirata ad alcune linee guida (flessibilità, sussidiarietà, quotabilità, professionalità), sulla quale sarebbe a suo giudizio opportuno un dibattito in Parlamento, riunito in sessione straordinaria. Ma, viste le prese di posizione di Brocca, è probabile che il dibattito inizi a livello di segreterie politiche prima ancora che in Parlamento.