Federalismo scolastico/4. E l’Accordo Quadro deve lo metto?

Ciò che la proposta della Lega sembra non tenere in conto è che la riforma del Titolo V è già in campo e che il punto di partenza ha come base l’Accordo Quadro tra Governo, Regioni, Province, Comuni e Comunità montane, condiviso lo scorso 22 gennaio, nella sede tecnica della Conferenza Unificata. Il testo condiviso, che è in attesa dell’approvazione formale della Conferenza Unificata, è il frutto del lavoro congiunto delle Regioni, del Miur, del Ministero dell’economia e delle autonomie locali.

Con tale Accordo si pongono le premesse concrete per dare inizio alla fase di costruzione dell’intera impalcatura del sistema scolastico in attuazione del Titolo V, parte seconda della Costituzione, superando il centralismo gestionale del sistema scuola che non è più in grado di garantire agli studenti l’uguaglianza degli esiti formativi su tutto il territorio nazionale.

L’Accordo delinea un quadro condiviso di competenze e pone tutti i soggetti istituzionali (Stato, Regioni, Province e Comuni) nella condizione di agire in un orizzonte predefinito di compiti, funzioni e risorse.

Dove si riscontra una grossa differenza tra l’Accordo Quadro e la proposta della Lega? Sulla collocazione del personale. Nell’Accordo Quadro alle regioni è attribuita solo una dipendenza funzionale del personale della scuola, ferma restando la dipendenza organica dallo Stato. La Lega vuole i ruoli regionali del personale, forse per dare una risposta alla appartenenza territoriale.