28nni sfigati: valanga di pro e contro

L’inconsueto aggettivo ‘sfigato’ con il quale il sottosegretario al lavoro Michel Martone ha etichettato i 28nni che a quell’età non sono ancora riusciti a laurearsi ha suscitato un uragano di commenti pro e contro.

Tra i critici Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, che parla di “giudizi superficiali contro le nuove generazione che sono le vittime del fallimento delle politiche liberiste che hanno colpito pesantemente le nuove generazioni”. Anche il senatore dell’Idv, capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione Istruzione, afferma che “con queste parole Martone ha dimostrato di non conoscere la realtà delle università e soprattutto delle condizioni sociali di molti giovani costretti a lavoretti saltuari, mal pagati e senza contratto, per contribuire al sostentamento della propria famiglia”.

A difesa di Martone i giovani Udc il cui coordinatore nazionale Gianpiero Zinzi sostiene che “avere degli obiettivi e porsi delle scadenze costituisce senza dubbio un valore e il messaggio del viceministro Martone va proprio in questa direzione”. A favore anche Daniela Santachè, Pdl: “Chi scalda i banchi fino a 28 anni senza fare nient’altro è uno sfigato. Per fortuna che qualcuno ha avuto il coraggio di dirlo”. Di “salutare provocazione di Martone” parla anche la rivista online caravella.eu, vicina all’ex ministro Scajola, mentre “indignati e esterrefatti “ si definiscono i giovani di Azione Universitaria. Per la  senatrice della Lega nord Angela Maraventano “Martone, inebriato dalla notorietà, dovuta anche al suo look da fighetto che ha bruciato le tappe, divaga su cose talmente serie come i tanti disoccupati giovani, moltissimi laureati, presenti in Italia”.

D’accordo con Martone invece si dice il direttore generale dell’università ‘Luiss’ di Roma, Pierluigi Celli: “La frase è un po’ forte, ma affronta un problema reale” perché  “oggi la media di età dei neolaureati italiani è superiore ai 27 anni, mentre la media europea non arriva a 24 anni. Oramai il mercato del lavoro non è più nazionale ma quanto meno europeo se non internazionale. E allora – conclude – i giovani italiani con la laurea rischiano di presentarsi con tre, quattro anni di ritardo rispetto ai giovani europei”.

Sorpreso” per le polemiche si dichiara Martone, che precisa che il suo ‘sfigato’ era rivolto solo  “a tutti quegli studenti che, pur vivendo a casa con i genitori e non avendo avuto particolari problemi, si laureano ‘comodamente’ dopo i 28 anni”. Però insiste sul merito della questione: “Dieci anni per una laurea quinquennale sono troppi. Soprattutto per un paese come il nostro nel quale il terzo debito pubblico del mondo si sta mangiando il futuro di intere generazioni. Ce lo dicono tutte le statistiche: ci laureiamo troppo tardi e iniziamo a cercare lavoro troppo tardi. Mentre, se vogliamo avere il futuro che ci meritiamo e contribuire al rilancio del nostro Paese è ora che anche i giovani cambino il passo prendendo esempio da tutti quegli studenti che con sacrificio si impegnano ogni giorno per laurearsi il prima possibile, magari con il massimo dei voti”. L’unica concessione ai suoi critici Martone la fa sull’aggettivo usato. “Per il resto”, ha detto “prometto in futuro di essere più sobrio ma sempre sincero”.