10 principi guida per una scuola ospedaliera e domiciliare davvero inclusiva
Speranzina Ferraro, esperta in sistemi formativi e già coordinatrice nazionale per la scuola in ospedale e a domicilio per il MIUR, ha definito, sulla base della sua collaudata esperienza, i principi guida per un efficace modello di formazione iniziale e in servizio del personale docente ospedaliero e domiciliare.
1. Diritto all’istruzione
Tutti i minori, bambini e adolescenti hanno diritto all’istruzione, qualunque sia la loro condizione, come riporta anche l’art. 14 della Carta europea dei diritti fondamentali (2000).
2. Diritto all’istruzione dei bambini malati
Sia la scuola in ospedale che quella a domicilio sono una modalità organizzativa, istituzionalmente prevista e sostenuta, volta a garantire il diritto all’istruzione dei minori malati. Tale presenza costituisce reale presidio di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica per una fascia di alunni, temporaneamente malati. Come tale, va non solo sostenuta ma anche riconosciuta come modello di istruzione per studenti temporaneamente malati e con una precisa identità.
3. Formazione
Il ruolo dello studente è centrale e fondamentale per promuovere l’apprendimento. Di conseguenza, il docente, in questa nuova veste, offre sostegno e facilitazione all’apprendimento. Questo implica un modello di formazione iniziale e in servizio di tutti i docenti, perché apprendano attraverso la frequenza di specifici moduli, come affrontare l’insegnamento di minori che vivono esperienze di ospedalizzazione o di isolamento a casa quale conseguenza di una grave malattia o per altre situazioni.
4. No educazione speciale
Non si tratta di una educazione speciale o di bisogni speciali, ma piuttosto di saper intervenire nelle più varie situazioni di malattia sapendo affrontare le conseguenze fisiche, psichiche, affettive e comportamentali che essa comporta.
5. Diritto alla normalità
Gli studenti ospedalizzati o a domicilio per una grave malattia sono minori portatori di bisogni legati alla salute fisica e non di bisogni educativi speciali. Essi hanno bisogno e diritto alla normalità.
6. Uso delle tecnologie
La realtà degli studenti dei nostri giorni richiede, altresì, una buona conoscenza e addestramento nell’uso delle tecnologie, vuoi perché i nostri studenti oggi sono “nativi digitali” e apprezzano tali strumenti oltre che essere abili nel loro uso, vuoi anche perché tali strumenti possono rendere più efficace l’insegnamento del docente, superare i limiti imposti dal letto d’ospedale, favorire il contatto e raccordo con la realtà esterna e, in particolare, con i compagni di classe, ottimizzare l’apprendimento e in una parola, far rinascere e sostenere la speranza, favorire l’inclusione sociale.
7. Maggiore raccordo
È necessaria oggi più che mai un maggiore raccordo tra il livello nazionale, MIUR, e il livello territoriale, Uffici Scolastici Regionali, perché vengano definite le regole per l’assegnazione degli organici docenti negli ospedali. Bisogna sempre più assicurare docenti delle discipline fondamentali di tutti gli ordini di scuola e garantire, in base ai flussi di degenza, risorse finanziarie adeguate per la nomina di insegnamenti aggiuntivi, specie per le discipline di indirizzo delle scuole secondarie di 2° grado, nonché per l’istruzione a domicilio. Le risorse vanno valutate e definite in base ai reali flussi degli studenti in ospedale e al numero effettivo di progetti di istruzione domiciliare presentati agli USR ogni anno.
8. Riconoscere la specificità del docente
È anche necessario poter garantire la massima attenzione nella selezione e assegnazione del personale docente alle sezioni ospedaliere, sia da parte degli Uffici Scolastici Regionali sia da parte dei dirigenti scolastici, perché, almeno finché non sarà fornita a tutti i docenti una formazione iniziale per intervenire efficacemente in situazioni di complessità, quali quelle in ospedale e a domicilio, è di estrema importanza valutare a priori e in itinere le caratteristiche del docente da assegnare alla scuola ospedaliera per evitare frustrazioni sia nel docente, che non ha mezzi/competenze per affrontare tali contesti, sia nello studente malato. Occorre riconoscere la specificità del docente che opera in un ambiente atipico qual è l’ospedale.
9. Le scuole polo
Le scuole polo, che finora hanno tentato di svolgere un ruolo di coordinamento e di sensibilizzazione nei territori di appartenenza riguardo a questa realtà scolastica, devono essere non solo valorizzate, ma anche diventare punto di riferimento per l’autorità nazionale sia riguardo al monitoraggio delle situazioni, sia come “comunità esperta”, per la definizione delle relative politiche educative.
10. Formare un nuovo modello
È essenziale la formazione di un nuovo modello di docente, a partire dall’università, che sappia intervenire e modulare i suoi interventi sulla base dei bisogni dello studente, delle sue potenzialità e caratteristiche e di eventuali patologie, che lo costringano fuori della scuola in maniera permanente. Il minore mantiene intatto il suo diritto all’istruzione, qualunque sia il contesto nel quale esso si manifesta e si sviluppa. Il docente, formato anche all’utilizzo delle tecnologie mobili e di rete può sostenere lo sviluppo del processo di insegnamento/ apprendimento anche in situazioni “atipiche”, perché fuori della scuola, consentendo l’inclusione socio-educativa di alunni altrimenti esclusi dalla scuola.
È il momento non solo di valorizzare tale realtà educativa, in questa fase di transizione, ma anche di sostenerla nell’innovazione attraverso un efficace modello di formazione.
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