10 politico. Tra autarchia e neocentralismo

Le parole del ministro dell’istruzione Gelmini erano state chiare: “Non è eticamente corretto rifiutarsi di informare le famiglie soltanto perché non si condivide la politica del Governo“, aveva detto a caldo, appena informata della decisione del collegio dei docenti della scuola primaria Longhena di Bologna di dare dieci a tutti gli alunni in tutte le materie per contestare la scelta del Governo di passare dai giudizi ai voti decimali. E poi ancora:  “Chi fa il dirigente o l’insegnante  è chiamato a svolgere un ruolo istituzionale e non a fare politica. La politica può farla fuori dalla scuola, ma quando è in classe il suo compito è un altro“.

Così la delibera del collegio ribelle è stata prima annullata in via amministrativa dal dirigente dell’USP del capoluogo emiliano, e poi sottoposta ad ispezione da parte del direttore generale regionale Luigi Catalano, il quale però è apparso cauto nell’affrontare la questione: “faremo le verifiche del caso con l’obiettivo di riportare tutta la situazione al rispetto delle norme e del buon senso, come del resto testimoniato dalla volontà di dialogo messa in campo costantemente dall’Ufficio scolastico regionale“.

Problema risolto? La questione è più complicata di quanto potrebbe apparire, perché solleva delicate questioni relative al rapporto tra la dimensione amministrativa e quella didattico-valutativa. Il voto, a quanto risulta, è stato accompagnato da un giudizio, uguale per tutti, formalmente corretto: “l’alunno possiede conoscenze e competenze esaurienti in relazione alle proprie capacità. Obiettivi raggiunti in modo personale“. E quindi attribuzione del voto massimo. Può un organo amministrativo annullare una delibera di questo genere? E può, d’altra parte, un collegio dei docenti ignorare la ratio di una norma chiaramente finalizzata ad accrescere, e non a diminuire, la visibilità e la trasparenza della valutazione individuale nelle diverse discipline e anche nella condotta?

Domande complesse, alle quali non è facile rispondere con un sì o un no, se si vogliono evitare derive autarchiche da una parte, e neocentralistiche dall’altra.