Venti di crisi. La scuola resta ai margini, almeno per ora

Lo scontro ancora in atto sulla TAV è una perfetta cartina al tornasole del conflitto di strategie che divide i due partner del ‘contratto’ gialloverde: industrialista e sviluppista (oltre che sovranista), con baricentro nel Nord, quella della Lega di Salvini; statalista e a ‘decrescita felice’ (con tratti integralisti), con baricentro al Sud, quella del Movimento 5 Stelle, guidato dal suo ‘capo politico’ pro tempore, Luigi Di Maio.

Si è ben visto in questo caso, a prescindere da come finirà il braccio di ferro tra i contendenti, la differenza che intercorre tra una alleanza politica, nella quale gli impegni programmatici vengono condivisi, compromessi compresi (esempio: la Grosse Koalitiontedesca), e un ircocervo come il citato ‘contratto’, che non ha fatto una mediazione tra le differenze ma le ha sommate, limitandosi a fare qualche attenuazione e procedendo ad alcune omissioni. Come nel caso del finanziamento della scuola paritaria, dove la Lega e il M5S hanno ammainato le rispettive bandiere, una favorevole a concederlo in modo generalizzato e l’altra tesa ad eliminare anche gli attuali scarsi contributi. Risultato: il ‘contratto’ non affronta l’argomento.

Ma le due bandiere sono state rialzate non appena è giunto al vaglio governativo e parlamentare il nodo dell’autonomia regionale differenziata, chiesta dalle due Regioni a guida leghista, Lombardia e Veneto, anche con il sostegno di appositi referendum, e per un più limitato numero di materie anche dalla Regione Emilia-Romagna, probabilmente per contenere la fuga di consensi verso la Lega.

Bandiere rialzate e subito riabbassate, con palese delusione dei presidenti Attilio Fontana e Luca Zaia, per l’esplicita opposizione del M5S a recepire le Intese già intervenute. Così si è deciso di non decidere, rinviando la materia ad ulteriori passaggi governativi e parlamentari.

La scuola, insomma, resta per ora ai margini del contenzioso esploso tra Lega e M5S sul destino della TAV, ma in caso di crisi di governo seguita da elezioni politiche (si vedrà dopo le elezioni europee) sarà sicuramente un importante terreno di confronto e di scontro tra un abbastanza compatto centro-destra a trazione leghista e un non-schieramento formato da due opposizioni del quale faranno parte il PD ‘largo’ di Zingaretti e il M5S.