Sicurezza, presidi in protesta. Rusconi (ANP): ‘Coinvolgere maggiormente gli enti locali’

La protesta è nata prima sui social, poi si è trasformata in un vero e proprio appuntamento all’Istituto Da Vinci di Roma per raggiungere oggi, 30 ottobre, il MIUR per un sit-in.  I presidi sono decisi a far sentire la propria voce sulla questione “sicurezza” e con loro presente anche Franca Principe, la dirigente dell’istituto Pisacane di Sapri finita sotto processo dopo la caduta da un lucernaio della sua scuola di uno studente. Dalla battaglia dei Dirigenti scolastici è nata l’associazione «Modifica 81» dal decreto legge, rimasto senza regolamenti attuativi, che i presidi chiedono di cambiare per fare chiarezza sulle responsabilità. Un punto condiviso dalla vice ministro Anna Ascani (Pd) che annuncia un intervento legislativo. «Vogliamo che gli enti locali ci diano scuole sicure», insiste Giannelli. Sulla questione Tuttoscuola ha intervistato Mario Rusconi, presidente dell’ANP del Lazio.

Questione sicurezza: sicuramente è una delle preoccupazione principali per i dirigenti scolastici…
“La questione della sicurezza dovrebbe in realtà stressare soprattutto le famiglie perché i dirigenti scolastici sono sì responsabili per alcuni aspetti della sicurezza degli edifici scolastici e dell’incolumità dei ragazzi, degli insegnanti e dei collaboratori scolastici. Dovrebbe esserci una maggiore attenzione da parte delle famiglie e di chi le rappresenta. Ogni tanto (per fortuna raramente) compaiono in televisione episodi molto gravi, il bambino di Milano, la dirigente di Sapri e così via, e non possiamo limitare il discorso della sicurezza solamente ad episodi tragici.  Si tratta di una questione urgente: gli edifici scolastici italiani sono 42mila, non sono di proprietà della scuola, ma sono di proprietà del Comune, della Provincia o della Città Metropolitana, e l’attenzione soprattutto degli enti locali non è così alta come meriterebbe una problematica tanto delicata. Noi chiediamo che ci siano delle modifiche alla legge attuale che coinvolgano maggiormente l’ente locale. Chiediamo che ci sia una responsabilità che debba essere maggiormente accertata e in caso di scarsa partecipazione da parte dell’ente locale che ci siano interventi anche pesanti da parte delle istituzioni fino ad arrivare a perdere persino il carattere di rappresentatività della comunità che lo ha eletto”. 

Cosa si può fare di fronte a situazioni come quella che si è trovata a subire Franca Principe, la dirigente dell’istituto Pisacane di Sapri finita sotto processo. Nel 2011, durante gli esami di Maturità, nella sua scuola uno studente cadde da un lucernaio ferendosi gravemente
“L’ANP sta collaborando con lei per fornirle avvocati di grande prestigio. Troviamo  che quello che è successo con l’USR Campania che l’ha sospesa per cinque mesi dall’ufficio di presidenza e dalla retribuzione dello stipendio sia una misura abnorme. Faccio un esempio: quando a L’Aquila sono morti tre ragazzi per i quali, durante il terremoto, il preside è stato condannato a 4 anni di carcere in parte anche scontati, è stato poi anche sospeso dall’ufficio scolastico per un mese. Di fronte a una condanna a un mese, un Ufficio iperzelante come quello della Campania dà invece cinque mesi di sospensione. Troviamo che sia un provvedimento sproporzionato. Non entro poi nel merito della sentenza che è molto complessa. Chiediamo però che, in linea di massima, ci sia un maggiore coinvolgimento, una maggiore responsabilizzazione degli enti locali e soprattutto che sia data anche ai presidi la possibilità di decidere di sospendere l’agibilità della scuola in casi gravi e non immediatamente certificati dall’ente locale perché mettono a rischio la salute degli studenti, degli insegnanti e dei collaboratori scolastici”.

La categoria dei dirigenti scolastici è una di quelle maggiormente esposte al rischio di malattie professionali. Come facciamo a focalizzare l’attenzione su quello che diventa un tema sempre più delicato?
“Stiamo assistendo da molti anni a un’aggressione da parte di figure apicali che hanno responsabilità, come quella del preside. È una cultura che non esito a definire sbagliata e pericolosa per uno stato moderno. Ci dovrebbe essere un mutamento di mentalità. Noi ce la mettiamo tutta e offriamo tutta la nostra disponibilità a collaborare, ma spesso assistiamo a un attacco al capo d’istituto solo perché è il capo d’istituto”.