Safer Internet Day. Cresce il bisogno di formazione digitale degli adulti, 1 genitore su 3 pensa di essere impreparato

Cyberbullismo, sexting, violazione della privacy. Secondo i dati del centro di ascolto di Telefono Azzurro continuano ad essere questi i rischi maggiori nella rete per bambini e adolescenti. In particolare nel 2019 la richiesta di aiuto da parte di minori coinvolti nelle situazioni di difficoltà è arrivata nel 64% dei casi dal genere femminile. Per un genitore essere al passo con le diverse piattaforme di social media utilizzate dai bambini, in età sempre più precoce, può essere difficile, tanto che il 30% di loro si dichiara impreparato.

Oggi, 11 febbraio, presso la sede istituzionale della Presidenza del Consiglio, in occasione del Safer Internet Day, la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita e promossa dalla Commissione Europea, giunta alla sua XVII edizione, Telefono Azzurro promuove dei momenti di riflessione con i colossi mondiali della rete, da Microsoft a Facebook da Tim a Google, con l’obiettivo di aumentare il loro impegno per la sicurezza dei minori nell’utilizzo della rete e diffondere maggiore consapevolezza tra gli adulti degli strumenti che possono essere adottati per evitare i pericoli oggi tanto diffusi. Messaggi positivi saranno lanciati anche da alcuni tra i più noti influencer della rete, come Matt & Bise, Nick Radogna, Leonardo D, “Cesca” Tamburini e Barbara D’Alessandro, coinvolti da Telefono Azzurro ad un incontro con bambini e adolescenti presso Binario F.  

È necessario affrontare il tema del rapporto dei bambini e degli adolescenti con il digitale con competenze sempre più specifiche e validate tramite un approccio interdisciplinare – ha commentato il Professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro – trasferendo tali competenze anche nella formazione ai professionisti e di tutta la Società civile, nonché coinvolgendo direttamente i bambini e gli adolescenti, promuovendo la loro partecipazione attiva.”

“La nostra esperienza ci mostra proprio la difficoltà di comprendere i codici del mondo digitale da parte degli adulti, che sanno usare le tecnologie ma non sanno capire che i linguaggi hanno un senso diverso per i ragazzi”, ha continuato Ernesto Caffo. “Talvolta i genitori si sentono fragili e impreparati nel rapporto con i figli e si allontanano dal ruolo educativo che dovrebbero avere. L’obiettivo – spiega – non è emularli su Tik Tok o essere loro amici sui social, ma guidarli e accompagnarli nella conoscenza di un mondo di linguaggi e di simboli diversi. La grande sfida è non perdere il rapporto tra generazioni”.

 Il gap di conoscenze e informazioni corrette in particolare da parte dei genitori è confermato anche dalla ricerca di Telefono Azzurro & Doxa Kids 2020, da cui emerge il bisogno di una seria “formazione digitale” degli adulti che vivono tra preoccupazione e scarsa consapevolezza: 

il 30% dei genitori dichiara infatti di non avere adeguate competenze su tematiche dell’online, in particolare su cyberbullismo, incitazione al suicidio e l’autolesionismo, l’hate speech e sextortion.

I genitori temono in particolare modi che i propri figli incontrino contenuti che esaltino l’anoressia, l’autolesionismo, il suicidio (21%), oppure che siano esposti a contenuti pornografici (18%), o immagini drammatiche o violente. Nonostante queste paure, al 45% dei genitori è capitato almeno una volta di permettere l’utilizzo al figlio/a di un’applicazione senza verificarne il limite di età per l’utilizzo; nel 48% dei casi ritengono che i ragazzi siano in grado di utilizzare in maniera consapevole i social dai 16 anni.

Allo stesso modo, anche gli insegnanti esprimono un bisogno di formazione sia sul piano delle tematiche, sia nella conoscenza delle procedure di gestione di situazioni di disagio. Il 46% degli insegnanti pensa, infatti, di non aver ricevuto un’adeguata formazione sui possibili percorsi di segnalazione di casi di violenza, pericolo e/o pregiudizio.

LA RICERCA DI TELEFONO AZZURRO & DOXA KIDS 2020

SOS Il Telefono Azzurro, da oltre 32 anni in prima linea a sostegno di bambini e adolescenti in difficoltà, è attualmente una realtà di riferimento digital, che interagisce con bambini e ragazzi sui social e affronta con loro le tante e nuove situazioni critiche che vengono dal mondo della rete.

In virtù della di questa esperienza, SOS Il Telefono Azzurro ha voluto fotografare, in collaborazione con Doxa Kids, la percezione di genitori e insegnanti nel rapporto minori/utilizzo del web e dei social, ricavandone una forte richiesta di ricevere informazioni e formazione sul tema, sempre in evoluzione, della tecnologia e dei giovani.

La ricerca di Telefono Azzurro si è focalizzata sulla centralità degli adulti come figure di riferimento per i bambini e gli adolescenti e ha indagato il loro punto di vista.

 Anoressia, autolesionismo, suicidio: i contenuti online che suscitano più preoccupazione

La ricerca di Telefono Azzurro e Doxa Kids evidenzia come tra le paure dei genitori rispetto al digitale, ci sia quella che i propri figli incontrino contenuti che esaltino l’anoressia, l’autolesionismo, il suicidio (21%), oppure che siano esposti a contenuti pornografici (18%), o immagini drammatiche o violente.

Anche tra gli insegnanti emerge un quadro simile: 1 insegnante su 5 teme che gli studenti possano incontrare contenuti che inneggiano a pratiche anticonservative e la stessa proporzione teme che i ragazzi possano visionare contenuti pornografici.

Quando ai genitori capita di vedere insieme ai figli immagini drammatiche sui media, nel 71% dei casi cercano di iniziare un dialogo sul tema, quasi 1 su 4 pensa che i bambini e i ragazzi siano abituati a questo genere di contenuti (23%), o ancora, nel 9% dei casi, non si preoccupano poiché non credono che possano avere un effetto negativo.

La pornografia online

Rispetto alla fruizione di contenuti pornografici, il 58% dei genitori crede che i coetanei dei propri figli fruiscano moderatamente di tali contenuti, mentre quasi 1 su 10 ritiene che l’utilizzo di tale materiale da parte dei più giovani sia molto diffuso.

Sicuramente, il materiale pornografico presente in Rete è considerato come potenzialmente dannoso. Infatti, il 41% dei genitori e il 43% degli insegnanti ritiene che bloccare i siti pornografici e/o violenti contribuirebbe a rendere più sicura la vita online dei ragazzi.

Dalle interviste al campione degli insegnanti, emerge come solo il 6% non pensa che il tema dell’uso della pornografia sia un compito della scuola. D’altra parte, il 67% ritiene che la scuola abbia un ruolo centrale nell’affrontare tali argomenti e il 28% vorrebbe iniziare un dialogo con i propri studenti, ma non sa come affrontare un tema così delicato.

L’età di accesso ai social

Oggetto di grandi discussioni e dibattiti a livello mondiale, l’età di accesso ai social non coincide necessariamente con la consapevolezza di utilizzo di questi ultimi. Nel 48% dei casi, i genitori intervistati ritengono che i ragazzi siano in grado di utilizzare in maniera consapevole i social dai 16 anni, la soglia dei 13 anni è riconosciuta dal 26% dei genitori, mentre un importante 16% dichiara che la consapevolezza sia acquisibile una volta raggiunta la maggiore età.

Nonostante esprimano diffidenza rispetto alla consapevolezza dei ragazzi nell’online, al 45% dei genitori è capitato almeno una volta di permettere l’utilizzo al figlio/a di un’applicazione senza verificarne il limite di età per l’utilizzo.

Il ruolo della scuola

I genitori richiedono, come d’altronde i loro figli, una scuola più digitale. Tra le aspettative, c’è quella che a scuola si insegni a proteggersi dai rischi dell’online (39%),  e che gli insegnanti siano più aggiornati sulle tecnologie (22%), ma anche che la tecnologia sia presentata e utilizzata, all’interno della classe, come un potente supporto all’apprendimento, alla ricerca, allo sviluppo di competenze. Allo stesso modo, il 43% degli insegnanti concorda con questa visione e, nella scuola del futuro, vede una maggiore attenzione alle innovazioni tecnologiche.

Quanto se ne parla a casa e quanto spazio si riesce a dedicare, tra le mura domestiche, ai discorsi sul disagio dei ragazzi?

Al 42% dei genitori è capitato di parlare ai propri figli di bullismo, al 38% di cyberbullismo, al 22% di fake news. Si parla meno di tematiche relative all’area della sessualità, come per esempio l’orientamento sessuale (15%), il sexting (14%), rapporti intimi e contraccezione (13%), sextortion (6%).

Quanto queste discussioni varcano il portone delle scuole? Il 51% degli insegnanti riferisce di aver parlato di bullismo in classe, il 35% di cyberbullismo, solamente il 13% di problemi relativi alla sessualità e un esiguo 5% ha discusso con i propri studenti di sexting.

Tuttavia, il 54% dei genitori riferisce di non aver mai parlato di alcuni temi con i propri figli. Tra le motivazioni sottostanti indicano di non sapere come iniziare il discorso su argomenti così delicati (16%), oppure ammettono di non conoscere bene le tematiche (6%).

Il bisogno di competenze

Tornando sulle conoscenze dei genitori in tema di digitale e sul focus della formazione, il 30% dei genitori intervistati dichiara di non sentire di non avere adeguate competenze sulle tematiche dell’online. Tra i temi sui quali sentono di avere più bisogno di informazione/formazione, troviamo: il cyberbullismo (24%), il bullismo (24%), il suicidio e l’autolesionismo (19%), l’hate speech (19%), il sextortion (19%) e il sexting (6%), la privacy nell’online (17%).

Approfondendo le risposte date dai genitori, emerge come gli argomenti sui quali hanno già avviato un dialogo a casa siano proprio quelli sui quali sentono più bisogno di ricevere informazioni, probabilmente per necessità di rispondere in modo adeguato alle richieste, ai bisogni e alle esigenze dei propri figli.

Allo stesso modo, anche gli insegnanti esprimono un bisogno di formazione sia sul piano delle tematiche, sia nella conoscenza delle procedure di gestione di situazioni di disagio. Il 46% degli insegnanti pensa, infatti, di non aver ricevuto un’adeguata formazione sui possibili percorsi di segnalazione di casi di violenza, pericolo e/o pregiudizio.

Il 42% non pensa di aver ricevuto un’adeguata formazione sui rischi e sulle opportunità del digitale. A tal proposito, 1 docente su 2 sente il bisogno di fruire di risorse formative sulla salute mentale di bambini e adolescenti, un consistente 40% esprime la necessità di ricevere formazione in ambito di tecnologie digitali e sicurezza online, il 36% sul bullismo e il 18% sugli abusi e i maltrattamenti a danno di bambini e adolescenti.

I docenti considerano utili diverse opzioni formative e di aggiornamento: corsi in presenza (54%), pacchetti formativi online (37%), siti internet con consigli e risorse (31%), incontri con i genitori (26%). Oltre ciò, un insegnante su 5 pensa che una linea telefonica dedicata a questo tipo di problematiche potrebbe essere utile al mondo dei docenti, al fine di chiarire dubbi e chiedere supporto competente.

I DATI DEL CENTRO DI ASCOLTO E CONSULENZA 1.96.96

Telefono Azzurro, tramite la linea telefonica gratuita 1.96.96, la chat, l’e-mail e i canali del Web, durante l’anno 2019, ha offerto ascolto e consulenza a diverse richieste di aiuto da parte di bambini, adolescenti e adulti relative anche a problematiche inerenti l’utilizzo di Internet.

Nel periodo compreso tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2019, la helpline di Telefono Azzurro ha gestito 157 casi riguardanti problematiche relative all’online[1]. Ciò significa che gli operatori del Centro di Ascolto e Consulenza 1.96.96 hanno gestito circa 15 casi al mese di questo tipo e circa 1 caso ogni due giorni.

Per favorire la lettura dei dati si precisa che ogni singolo caso gestito, richiesta di aiuto e segnalazione, può contenere molteplici motivazioni. Ad esempio, un minore vittima di cyberbullismo (motivazione primaria del contatto), può altresì riferire di essere stato coinvolto in situazioni di sexting (motivazione secondaria). Pertanto, al fine di delineare un quadro dettagliato dei casi inerenti l’area delle problematiche sottese ad Internet, nell’analisi dei dati sono prese in considerazione sia la motivazione primaria del contatto, che quelle secondarie.

La segnalazione di questo tipo di problematiche nel 68% dei casi avviene tramite telefono, ma anche la chat risulta essere un canale particolarmente utilizzato (26%).

Rispetto alle motivazioni delle richieste di aiuto relative all’online, il cyberbullismo risulta essere la problematica più frequente (21,2%), seguito dal sexting (10,1%) e dalla violazione della privacy (6,5%). Successivamente, si trovano le richieste di aiuto per il fenomeno dell’adescamento di adulto su minore (5,7%) e per la dipendenza da Internet (3,4%).

I minori coinvolti nelle situazioni di difficoltà sono nel 64% dei casi di genere femminile, mentre nel 36% dei casi di genere maschile. Inoltre, la maggior parte dei minori che contattano la linea di ascolto per ricevere aiuto e supporto per questioni relative all’utilizzo di Internet o accadute nell’online, è preadolescente o adolescente. Infatti, nel 45% dei casi gestiti si tratta di ragazzi nella fascia di età 15-17 anni, mentre il 47% dei casi riguarda ragazzi nella fascia di età 11-14 anni. I bambini sotto i 10 anni equivalgono al 7% dei casi gestiti.

Il responsabile della situazione di disagio, qualora il caso riguardi situazioni che prevedano la presenza di una o più persone coinvolte, è in quasi 1 caso su 2 un amico, nell’11% dei casi una persona adulta estranea al minore, nel 9% dei casi un estraneo minorenne e nell’8% dei casi un conoscente del bambino/ragazzo.

Per quanto riguarda la provenienza di tali segnalazioni, la Regione dalla quale proviene la maggior parte di questi casi risulta essere il Veneto (20,8%), seguita dalla Lombardia (16,1%), dal Lazio (15,5%), dall’Emilia Romagna (8,9%) e dal Piemonte (5,7%).

In quasi un caso su 10, è stato ritenuto opportuno il coinvolgimento di agenzie e Servizi sul territorio, al fine di garantire un coordinamento multi-disciplinare e una maggiore efficacia nella gestione della problematica e l’eventuale presa in carico. Tali attivazioni hanno riguardato le Forze di Polizia (41,7%), i Servizi Sociali (25%), le Procure e i Tribunali (20,8%) e il Servizio Sanitario Nazionale (12,5%).