Ritorno a scuola: il piano di rientro farà perno sulle istituzioni scolastiche. Come si prevedeva. La bozza

È ormai definito il Piano Scuola 2020-2021 per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative per tutte le Istituzioni del sistema nazionale di istruzione, statali e paritarie. In vista dell’incontro risolutivo, previsto nelle prossime ore, con le Regioni per ufficializzare le modalità organizzative e gestionali per il rientro a settembre e per lo svolgimento delle attività per il prossimo anno, l’Ufficio di Gabinetto del Ministero dell’istruzione ha inviato la bozza del Piano al ministero per gli Affari regionali e le Autonomie, e alla Conferenza Stato-Regioni.

Leggi la bozza del Piano scuola

Le linee di intervento del Piano prendono spunto soprattutto dal documento del Comitato Tecnico Scientifico del 28 maggio scorso, che rappresenta il riferimento di base a cui le istituzioni scolastiche devono conformarsi.

Il primo elemento di certezza riguarda le attività didattiche che da settembre riprenderanno su tutto il territorio nazionale in presenza. Come si prevedeva (o si temeva) tutta l’organizzazione del rientro ruoterà intorno all’autonomia scolastica, comunque supportata dall’Amministrazione scolastica nazionale e territoriale.

A tal fine saranno previsti tavoli regionali coordinati dagli USR e conferenze di servizio a livello locale su iniziativa degli Enti locali.

A livello di istituzione scolastica, con l’autonomia didattica e organizzativa, tenendo conto degli spazi disponibili e delle esigenze delle famiglie e del territorio (ad esempio, i trasporti), potranno, essere previste, ad esempio, riconfigurazioni della classe in gruppi, frequenza scolastica in turni differenziati, per gli studenti della secondaria di II grado integrazione della didattica in presenza con la didattica digitale, l’estensione del tempo scuola al sabato laddove attualmente non sia previsto.

In tutta questa ipotetica organizzazione rimessa all’autonomia delle istituzioni scolastiche e alla responsabilità dei dirigenti scolastici c’è un convitato di pietra di cui il Piano parla in modo quasi residuale o, quanto meno, non attuale: il potenziamento degli organici del personale scolastico oggettivamente laddove si debba procedere a suddivisione della classe e turnazione degli alunni.

Per fare uscire dal limbo del Piano questo convitato di pietra, nel documento si prevede che “L’Amministrazione centrale avvia (futuro prossimo – n.d.r.) un apposito monitoraggio sulla base dei dati emergenti dai Tavoli regionali (da insediare – n.d.r.) per valutare ogni possibile intervento, su specifiche situazioni, anche con riferimento a ulteriori disponibilità di organico aggiuntive per le istituzioni scolastiche statali”.

Non è chiaro a quali ulteriori disponibilità aggiuntive ci si riferisca.

Negli approfondimenti il Piano riserva un certo spazio alle scuole dell’infanzia, mentre il breve paragrafo dedicato alla scuola primaria e alle scuole secondarie di I e II grado è circoscritto stranamente ai laboratori, eludendo, ad esempio, la particolare configurazione della scuola primaria e del tempo pieno che di questo settore rappresenta poco più di un terzo delle classi e degli alunni.

Per la refezione scolastica il Piano raccomanda turnazione ai pasti o in alternativa e d’intesa con gli Enti locali il consumo del pasto in monoporzioni all’interno dell’aula.

Il piano riporta in allegato l’elenco non esaustivo delle competenze rimesse agli Enti Locali e alle istituzioni scolastiche.