Ferie finte, vacanze vere…

Se, come tutto lascia prevedere, scomparirà dal decreto di stabilità il pacchetto della maggiorazione dell’orario di insegnamento a 24 ore, verrà anche cancellato il premio (finto) dei 15 giorni di ferie in più come compensazione dei maggiori oneri di servizio, così come era stato previsto.

Verrà così cancellata l’ipocrisia (o voluta provocazione?) dell’ipotesi ministeriale di far passare come ferie ufficiali 15 giorni che gli insegnanti – senza scomodare il contratto o la legge – già si godono da sempre come vacanze effettive grazie al fatto che i loro alunni in quei giorni non sono a scuola.

Vacanze degli alunni, vacanze (extracontrattuali) degli insegnanti. Il datore di lavoro infatti si limita a richiedere nel periodo estivo alcuni giorni di servizio dopo la chiusura delle lezioni e alcuni prima dell’inizio dell’anno successivo, senza conteggiare se, nell’anno, i giorni di mancato servizio siano superiori ai giorni di ferie previsti dal contratto. Un caso unico tra tutte le professioni, nel pubblico e nel privato, del quale peraltro va chiesto conto unicamente al datore di lavoro, non certo al lavoratore.

A scanso di equivoci è bene precisare che, a differenza dei docenti, i dirigenti scolastici e il personale ausiliario e amministrativo in quegli stessi giorni di vacanza degli alunni (e dei docenti) sono regolarmente in servizio e, se vogliono starsene a casa, devono utilizzare giorni di ferie, come avviene per tutti i lavoratori pubblici e privati.

Il ministro, con questa imprudente e intempestiva proposta, ha compromesso una serena riflessione sui tempi morti della professione docente e un dibattito aperto per ripensare ai tempi di lavoro dei docenti statali in termini di maggiore funzionalità e flessibilità.

La relazione tecnica allegata al decreto di stabilità si diffonde minuziosamente nell’approfondimento dei calendari scolastici regionali per dimostrare come vi sia ampio spazio (tempi morti, vacanze degli alunni) per contenere quel (falso) premio di altre due settimane di ferie.

Quello studio, in un altro momento e in un altro contesto, sarebbe stato utile per ragionare, invece, con il coinvolgimento della categoria, su impieghi dei docenti in attività di supporto alle attività didattiche (formazione e aggiornamento, programmazione, verifiche, recupero) e su incentivi economici per chi è disponibile a impegni aggiuntivi.