Educazione finanziaria: il punto della situazione

Le indagini condotte da soggetti internazionali (OCSE ed altri) sulla cultura finanziaria evidenziano il persistere di bassi livelli di conoscenza. L’Italia si colloca significativamente sotto la media dei paesi sviluppati sia per conoscenze sia per competenze. Poco più di un terzo della popolazione adulta mostra di avere una preparazione sufficiente e anche quando ne ha a sufficienza, non le utilizza per fondarvi le proprie scelte finanziarie. Il livello di educazione finanziaria non appare correlato a nessun altro fattore: reddito, istruzione, patrimonio, esperienze finanziarie pregresse. Così come un livello adeguato di studio non rappresenta una garanzia di una maggiore esperienza a livello finanziario. Le donne sono meno preparate degli uomini, pur avendo livelli di formazione di base e terziaria comparabili o superiori. Abbiamo approfondito l’argomento all’interno del numero di novembre di Tuttoscuola in un articolo di Alfonso Rubinacci.

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Dalle possibili ricadute e risvolti sotto il profilo sociale, emerge l’urgenza di colmare questo grave deficit della popolazione adulta, italiana e straniera. Un secolo fa il riscatto sociale iniziava con l’imparare a leggere, scrivere e far di conto. Oggi serve qualcosa di più, compreso il miglioramento delle conoscenze finanziarie di una fascia sempre più ampia di persone. È, dunque, un investimento per il futuro, volano economico e creatore di lavoro.

Il perché di una tale necessità

L’educazione finanziaria consente di interpretare i contesti di vita del vivere quotidiano che influiscono sulla nostra possibilità di scelta consapevole, di iniziativa, di esercizio di diritti e di doveri, ovvero sull’autonomia di ogni cittadino. Va considerata anche per il contributo che può dare alle finalità comuni a ogni tipo di attività di educazione degli adulti: imparare a costruire significati in relazione alle esperienze di vita, di lavoro, di cittadinanza; aumentare il benessere fisico, culturale, economico, sociale e civile; consentire ai cittadini di partecipare ai processi di democratizzazione. Una leva, perciò, per favorire il reinserimento nel mondo del lavoro e nella società di coloro che, per età, per dispersione, perché stranieri o migranti o altro, sono ormai esclusi dai percorsi più prettamente scolastici. L’elevato tasso di capacità imprenditoriali tra gli immigrati per motivi economici è un fenomeno diffuso. È l’esperienza di educazione finanziaria che permette di far acquisire ai migranti una serie di competenze e conoscenze correlate a quelle imprenditoriali e a cogliere le opportunità del contesto sociale ed economico in cui vivono e lavorano.

 Una mossa indovinata

Il progetto EduFin CPIA “Verso un piano nazionale per l’Educazione Finanziaria degli adulti”, promosso dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici, incomincia a produrre i primi frutti e i CPIA sono oggi significativi ed efficaci soggetti promotori di programmi nazionali in questa materia e di sviluppo della cultura imprenditoriale. Un progetto di educazione finanziaria è efficace quando è mirato ad un target specifico di fruitori, è pianificato sul lungo termine, prevede un monitoraggio della sua efficacia e del suo effettivo impatto sui soggetti che ne usufruiscono.

I CPIA, con i nuovi obiettivi a livello di educazione finanziaria, finalizzati non tanto a trasmettere nozioni ma a influenzare i comportamenti, hanno svolto un’attività che va incontro anche alle esigenze del personale scolastico, preso in considerazione non nella dimensione professionale ma di adulto, componente del nucleo famigliare. Nella logica dello sviluppo di competenze sociali e civili, i CPIA hanno realizzato un percorso innovativo e ambizioso rivolto in primo luogo ai docenti di genere femminile. La peculiarità della proposta consiste nel considerare i docenti della scuola, incluso il personale dell’istruzione non statale, portatori di un bisogno connesso principalmente alla sfera personale e famigliare. Altra novità caratteristica e originale del progetto è anche l’obiettivo di riequilibrare l’asimmetria di conoscenze in tema di educazione finanziaria tra uomo e donna. L’iniziativa si configura come un vero e proprio benefit, come un welfare aziendale che l’Amministrazione ha messo a disposizione dei lavoratori della scuola, quale strumento di miglioramento del benessere lavorativo.

Alcuni dati relativi al percorso

Hanno partecipato i CPIA di tutte le regioni d’Italia; 950 i docenti iscritti; di questi 655 hanno completato tutte le attività; la percentuale di partecipanti che hanno seguito le dirette è stata del circa 40%. Il restante degli iscritti ha preferito vedere i webinar nelle modalità registrate. È stato predisposto un piano di monitoraggio molto preciso: in itinere (rivolto ai tutor e ai partecipanti), finale (tutor e partecipanti), di impatto (dopo 4 mesi dalla fine del corso).

Il 92% dei docenti si ritiene soddisfatto del corso, più del 7% dei partecipanti esprime un gradimento alto. Il 71% dei docenti ritiene che quanto appreso è applicabile nella vita quotidiana ed il 66% ritiene che possa essere utile anche ai fini didattici a scuola. Decisiva la scelta di utilizzare metodologie innovative, come la didattica laboratoriale, il problem solving, i giochi di ruolo, le simulazioni per favorire il coinvolgimento dei partecipanti con modalità didattiche esportabili. Altrettanto innovativo l’approccio alla fruizione dei contenuti, che ha visto nella modalità blended (parte a distanza tramite webinar e parte in presenza, attraverso attività laboratoriali di gruppo) la metodologia adeguata al tipo di utenza. Più che un risultato un buon punto di partenza.

Abbiamo trattato in maniera approfondita l’argomento all’interno del numero di novembre di Tuttoscuola. 

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