Sull’identità del DS: aut leader aut manager

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento del prof. Stefano Casarino a commento dell’articolo di Roberto Pellegatta (DiSAL) sull’identità e sul ruolo del dirigente scolastico recentemente pubblicato in questa rubrica. Invitiamo altri lettori interessati a intervenire sul tema, o a offrire nuovi spunti di dibattito, a scriverci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Leggendo su Tuttoscuola del 15.02.2016  l’intervento, ricco e condivisibilissimo, del Prof. R. Pellegatta, constato con personale soddisfazione che proprio l’identità del nuovo DS è un problema focale anche per  il Co.Dir.E.S., per nulla riducibile a “questione pretestuosa” come invece da altri definita. Se non si affronta una volta per tutte, rifuggendo dalla pericolosa tentazione del “colpo al cerchio e alla botte” – o, se piace di più perché più calzante, del “prendi due e paghi uno” – la definizione del ruolo del DS “aut leader aut manager”, non si chiarirà mai nemmeno cosa debba essere la scuola italiana di oggi e di domani.

I problemi educativi sono di tale complessità e gravità che richiedono un impegno totale e costante da parte di tutto il personale della scuola, tanto più se chi vi è a capo ha responsabilità  indifferibili di assegnare i docenti alle classi, di sanzionare comportamenti scorretti di insegnanti e di alunni, di curare l’inclusione scolastica, di provvedere all’aggiornamento e alla formazione del personale e via elencando: se tutto ciò deve cedere il passo a preoccupazioni di tutt’altro genere (economico-aziendalistiche, per intenderci) è evidente che si snatura irreparabilmente quella che fino ad ora è stata la scuola.

Forse si è sbagliato nel passato, per carità: si può fare molto meglio riducendo al minimo i rapporti umani e lo scambio relazionale, trasformando la vita scolastica in vita d’ufficio (con tanti saluti alla “specificità del comparto scuola” nell’ambito della P.A.), ecc…. Personalmente non credo sia questa la strada da seguire e gradirei una radicale inversione di rotta: ma forse è solo la mia opinione “passatista”.

Ma almeno che lo si dica con chiarezza e si agisca di conseguenza!

Non si può essere sia leader sia manager per la “contraddizion che nol consente”, direbbe Dante. E per il tempo che non si ha comunque a disposizione per ricoprire entrambi i ruoli, oltre alle forze, alle energie, alle competenze (necessariamente diverse), ecc…:

Ad impossibilia nemo tenetur:  è troppo sperare che si voglia seriamente meditare su ciò prima di mettere in cantiere un nuovo concorso?

Stefano Casarino