Cnel: l’Italia spende male per l’istruzione

L’Italia spende in media in istruzione per alunno più della media Ocse ma con risultati in lettura e matematica inferiori alla media. È quanto si legge nella Relazione del Cnel al Parlamento sui servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni secondo il quale le performance ”insufficienti’‘ degli studenti ”non sono dovute a un impegno inadeguato di risorse”.

In particolare l’Italia spende molto più di alcuni Paesi ”maggiormente performanti come la Francia o la Germania, per non menzionare i casi di Corea e Finlandia che, con una spesa significativamente più contenuta, sono al primo e al secondo posto nei punteggi di ambedue le discipline”.

Nel complesso comunque – segnala il Cnel –  rispetto al Pil il valore della spesa pubblica italiana in Istruzione, che rappresentava nel 2001 una quota pari al 4,1%, è scesa al 3,7% nel 2012 a fronte di una popolazione scolastica complessiva, dalla scuola dell’infanzia all’università, che ha invece registrato un lieve aumento.

Permane inoltre una grande distanza, nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni, tra il livello medio di istruzione della popolazione adulta italiana (15-64 anni) e quello medio Ue: nel 2013 la quota di popolazione con un titolo di scuola secondaria superiore era pari a 56,5% in Italia rispetto al 71,8% nell’Europa a 27 e 69,5% nell’Europa a 15 Paesi (81,9% in Germania).

L’evoluzione temporale – sottolinea il Cnel – è positiva. La percentuale italiana è cresciuta negli ultimi otto anni di 7 punti, ma il ritmo non è stato abbastanza rapido da ridurre il gap, essendo nel frattempo cresciuta nello stesso modo anche la media europea.