Giannini contraria agli scatti di anzianità

Contravvenendo all’invito del premier che ha chiesto sobrietà e riservatezza ai suoi ministri e a non rilasciare dichiarazioni (intendendo, forse, quelle più impegnative) il neo ministro Stefania Giannini ha concesso un’intervista al Messaggero, parlando soprattutto di università e di ricerca (che sono pane per i suoi denti).

Non si è sottratta, però, ad una domanda insidiosa sul personale della scuola: gli scatti di anzianità.

Messaggero: Il governo precedente si è trovato nei pasticci sulla questione degli scatti d’anzianità per gli insegnanti. Non pensa che sia arrivato il momento di superare il sistema degli aumenti automatici, concessi per anzianità di servizio?

Giannini: «Ci sono due parole fondamentali su cui secondo me dobbiamo basare tutta la nostra azione: merito e valutazione. Per i docenti, così come per gli studenti, si devono adottare criteri premiali. Che consentano agli insegnanti di migliorarsi e di essere premiati per i loro miglioramenti».

M: Quindi basta con gli automatismi di stipendio.

G: «Gli automatismi sono il frutto di un mancato coraggio politico del passato. Ma ovviamente sto parlando in modo generale, prescindendo da eventuali misure che ancora non ho neanche lontanamente concepito».

M. Quindi non possiamo dire come secondo lei dovrebbe essere applicato il principio della valutazione meritocratica?

G: «C’è una terza parola fondamentale: autonomia. La valutazione si collega all’autonomia e alla responsabilità di chi è autore del processo. Posso fare l’esempio delle università, che sono diventate responsabili di sé stesse da quando sono istituzioni con bilancio autonomo. Credo che anche nella scuola si debba introdurre questo concetto».

I sindacati avranno qualcosa da dire sulla questione degli scatti e, se protesteranno, Renzi avrà forse qualcosa da dire al suo ministro. O la incoraggerà su questa strada?